I giudici della Corte di Cassazione hanno disposto un nuovo processo di appello per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta nell’ambito del procedimento legato alla strage di Rigopiano, dove il 18 gennaio del 2017 morirono 29 persone a causa di una valanga che travolse l’hotel. Tra loro il receptionist, Alessandro Riccetti di Terni.
La Suprema corte ha disposto il processo dinanzi ai giudici della corte d’Appello di Perugia. Nuovo processo di secondo grado anche per cinque dirigenti della Provincia di Pescara e per un tecnico del comune di Farindola all’epoca dei fatti. Per loro però, così come per il sindaco, potrebbe arrivare la prescrizione delle accuse.
Ha confermato la condanna a un anno e otto mesi di carcere per l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e quella a sei mesi per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso, rendendole così definitive.
“Abbiamo visto riconosciuto in parte il dolore di genitori”. E’ questo uno dei primi commenti dei parenti delle vittime della tragedia di Rigopiano che hanno assistito alla lettura della sentenza della Cassazione nell’Aula Magna del secondo piano a Roma. Grande tensione per ore in attesa del dispositivo ma poi anche pianti.
Ma la battaglia non finisce qui: “Andremo tutti a Perugia e siamo pronti a lottare ancora e fino alla fine. I dirigenti della Regione? Come negare le loro responsabilità? Ci si aspettava di più ma un cambio di rotta è stato dato eccome. Forse sarà la prima volta in 8 anni che il 18 gennaio andremo tutti insieme a celebrare i nostri cari con un cenno di sorriso sul volto”.
“Una decisione che ci restituisce un po’ di fiducia, non i nostri cari”. Così all’Ansa Antonella Pastorelli, madre di Alessandro Riccetti.
“La speranza è che questa tragedia abbia insegnato qualcosa alle istituzioni, a tutti. Potevano essere salvati, quel maledetto giorno – ha aggiunto -, se solo ci fosse stata la consapevolezza della situazione e chiarezza sulle azioni da attuare. Si sono sentiti abbandonati, i nostri cari. E spero che mai più accada qualcosa di simile. Che il loro sacrificio sia valso a qualcosa”.