Oggi è un uomo, ha 36 anni e sfoggia un vezzo, un cappello che gli rende il volto sbarazzino.
25 anni fa non era proprio così. ” Stava lì silenzioso, in un angoletto, con la preoccupazione che nessuno lo prendesse, bianco pallido, smagrito, povero amore mio.Allora l’ho abbracciato” E’ la signora Giulia che parla. Lo hanno voluto fortemente questo ragazzino, lei e suo marito Ivano che di figli non ne hanno avuti. Vivono alla Gabelletta, Ivano ha fatto l’idraulico. mestiere che ha insegnato a Ruslan. Quel bambino silenzioso che dopo 3/4 giorni dal suo arrivo a Terni già era in grado di capirsi con i “genitori” italiani. “Grazie alla televisione”, dice oggi Ruslan. Che a Terni è rimasto legatissimo nel tempo. A Giulia e Ivano. Tutti gli anni torna per stare il più possibile, un mese, due mesi e qualche volta anche di più.
Ruslan è uno delle centinaia di migliaia di bambini a rischio contaminazione dopo il terribile disastro nucleare di Chernobyl (1986). Per far respirare un po’ d’aria pulita (o meno inquinata) si sono mosse le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo che hanno organizzato questi trasferimenti in altre nazioni di questi bambini, tanti abbandonati in istituti dove vivevano in condizioni raggelanti.
A Terni, dal Natale del 1993, è attiva l’associazione “Forum per i diritti dei bambini di Chernobyl” . “Sono stati migliaia i bambini che le nostre famiglie hanno ospitato in questi anni – dice Sergio Fazi – a Terni ma anche a Foligno, a Tavernelle, a Spoleto. Poi la nostra associazione si è ramificata in altre 7 regioni italiane dalla Valle d’Aosta all’Abruzzo. Famiglie che sono sottoposte a una selezione, devono avere un nulla osta della questura e che quest’anno hanno ospitato, in Umbria, 58 bambini.”
“Li abbiamo seguiti da piccoli e continuiamo a seguirli anche oggi che sono grandi, che hanno finito le scuole, che si sono sposati. A differenza di Ruslan che vive in Bielorussia ce ne sono 5 che si sono trasferiti definitivamente a Terni, che si sono sposati a Terni e che lavorano nella nostra città.”
“Gli abbiamo insegnato ad essere bravo, rispettoso e a comportarsi bene e a me da retta – dice con orgoglio Giulia che Ruslan lo considera proprio un figlio”. Fosse stato per lei e suo marito lo avrebbero anche adottato ma si tratta di una pratica molto complicata e hanno rinunciato.
Ruslan è stato abbandonato dai suoi genitori nel 1989, quando aveva appena 3 anni e la Bielorussia viveva la piena emergenza Chernobyl. In pratica i suoi genitori biologici non li ha mai conosciuti. Ecco perché si molto affezionato a Giulia e Ivano e li considera come fossero i suoi veri genitori. Da Ivano ha imparato il mestiere. “So fare tutto, il muratore, il falegname, l’imbianchino, l’idraulico.” I trucchi del mestiere li ha imparati proprio seguendo Ivano nel lavoro. E se i soldi a Ruslan non bastano arriva il bonifico da Terni, tutti i mesi.
“La mia vita è cambiata, sono contento, se non ci fossero stati loro chissà dove mi trovavo oggi” sorride Ruslan che ricorda ancora cosa lo impressionò di più la prima volta che mise piedi a Terni: “la piscina con i trampolini – per inciso quella del CLT – e poi il mare di Terni.”
“Vederlo crescere è stata una bella soddisfazione” e gli occhi della signora Giulia si illuminano.
Al suo Ruslan vuole proprio bene, come fosse un figlio suo.