“L’augurio è che San Valentino torni in città a distribuire rose, benedizioni, moniti amorevoli e a guarire le ferite di cittadini, Istituzioni, partiti, associazioni civili ed ecclesiali, a sostenere i sogni e le speranze dei giovani e l’impegno di tutti al dialogo, alla pacifica convivenza civile e sociale, al gusto dell’amore e del volersi bene.”
Così alla conclusione della sua omelia, Mons. Giuseppe Piemontese che ha celebrato alle ore 11, una messa solenne nella Basilica di San Valentino. Basilica gremitissima di fedeli che, per tutta la giornata hanno reso omaggio al santo patrono della città. Una processione continua che rinnova l’attaccamento inscindibile dei ternani al santo patrono.
“Valentino – ha ricordato Mons. Piemontese – ha svolto l’ufficio episcopale non come titolo di onore, ma con l’animo del servitore, di chi presta aiuto a chi ha bisogno, ai sofferenti, ammalati, ai giovani, agli innamorati. Ma la finalità principale del suo servizio mirava ad annunciare il vangelo, la lieta notizia di Gesù morto e risorto. Ha amministrato i misteri di Dio. A quel tempo l’amministratore non era semplicemente il ragioniere, quello che tiene la contabilità, ma il fiduciario, colui che si dedicava a tutto pur di rendere partecipi i destinatari dei beni del proprietario: i beni della Parola, dell’Eucarestia, della Grazia, del perdono, dell’amore.
Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele.
Poiché gli viene affidato un patrimonio, è necessario che l’amministratore sia fedele e onesto. Egli non attira su di sé l’attenzione, né pensa al proprio interesse, ma cerca di realizzare al meglio il suo incarico, accrescendo il valore dei beni che maneggia e distribuendone i frutti a tempo opportuno.
Valentino ha amministrato con disinteresse e distacco, con fedeltà e rettitudine il suo servizio, ministero, ha saputo tenere unito il suo gregge, il corpo di Cristo col dono della sua vita: nella fede, nell’amore, nel martirio.”
“Questa vostra comunità, orgogliosa di essere custode delle memorie di san Valentino, patrono della Diocesi e della città di Terni, oggi è chiamata e ringraziare per il dono che custodisce, ma anche interrogarsi sulla fedeltà alla propria vocazione e missione. Religiosi, presbiteri e laici si stringono in un aiuto vicendevole per essere all’altezza della “Missione Valentiniana. Già in passato ho esortato e oggi mi piace richiamare il mio sogno:
Il cammino di questa comunità parrocchiale e santuariale – ha concluso Mons. Piemontese – come dicevo al termine della visita pastorale, deve prendere il passo di una condivisione maggiore con tutta la realtà diocesana: nella evangelizzazione, nella carità, nella liturgia, nella spiritualità e nella promozione dell’amore vero.
La comunità religiosa dei carmelitani, il Terz’Ordine Carmelitano con la comunità parrocchiale devono unire la testimonianza del carisma carmelitano, il messaggio di amore di Valentino, l’attenzione ai giovani, ai fidanzati, alla famiglia. Senza una decisa attenzione a queste scelte si resta nell’autoreferenzialità, nell’abitudinario, nell’immobilismo e ogni riproposizione di tradizioni legate al passato rischia di avere il sapore di folklorismo e non del dono del messaggio di Valentino a concittadini, pellegrini e devoti del Santo, sparsi in tutto il mondo.”