Dal 2008 al 2017 nel centro storico di Terni le attività commerciali al dettaglio sono diminuite dell’8,68% mentre Perugia ha fatto registrare addirittura un -24,13% che la pone tra le città definite a rischio declino. Sono i dati elaborati dall’Ufficio Studi Confcommercio che fotografano una realtà pesantissima per i centri storici. Alberghi, bar e ristoranti a Terni sono aumentati sia nel centro storico che fuori segnando rispettivamente un +7,23% e un +9,35%. Ad aver subito un vero crollo nel centro storico ternano (-23,14%) ma anche nella periferia (-17,32%) sono gli esercizi specializzati, ovvero quelli che vendono articoli di abbigliamento, calzature ed articoli in pelle, prodotti farmaceutici e medicali, orologi, souvenir, materiali per la pulizia, fiori, etc. Pesante la situazione anche per quanto riguarda i negozi al dettaglio di articoli per la casa, tessili, ferramenta, tappeti, forniture elettriche o mobili: a Perugia il calo è stato del 52,4%; a Terni del 10,16%.
Ci sono tipologie di imprese che nei centri storici sono diventate quasi una rarità, come gli impianti di carburante – a Terni da 13 del 2008 sono diventati 9 – o che si stanno “assottigliando” progressivamente, come i tabacchi: a Perugia ci sono 24 attività nel 2017 contro le 31 del 2008, con un -21,8%. A Terni il calo è più modesto: -2,2%.
In decrescita a Perugia anche i negozi di alimentari e bevande con un -16,58% mentre a Terni sono aumentati del 20,48%.
“È evidente, commenta il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni, che questi dati chiedono a tutti una riflessione profonda sull’urgenza di strategie condivise per attuare, tra l’altro, una politica di agevolazioni fiscali per favorire il ripopolamento commerciale delle città, accompagnare i progetti di riqualificazione urbana e valorizzazione turistica. Ma noi riteniamo che sia prioritario pure lavorare sul contesto, sulla residenzialità, sui servizi anche innovativi per cittadini e turisti, nell’individuazione di attrattori veri, innalzando complessivamente la qualità della vita nei centri urbani, quali luoghi di produzione di valori, non solo economici, conclude Mencaroni, ma soprattutto culturali e sociali”.