Raffaello Federighi, membro del coordinamento regionale di Forza Italia, offre un contributo, al centrodestra, in vista delle imminenti elezioni amministrative che si terranno a Terni. Dopo alcune considerazioni generali sulle elezioni del 4 marzo, Federighi ricorda quanto è accaduto alle regionali, nel Lazio:”il centrodestra – scrive Federighi – è andato diviso e ha perso e – aggiunge – il totosindaco che imperversa, non aiuta e non è serio.”.
L’INTERVENTO DI RAFFAELLO FEDERIGHI
Le recenti elezioni segnano uno spartiacque profondo tra un prima che non c’è più e un dopo tutto da costruire, siamo nel mezzo di un guado pericoloso, nel quale, mentre scienziati della politica si dilettano in alchimie degne del dottor Stranamore, i cittadini normali rischiano di affogare e soprattutto vengono indotti a percepire come ipotetici salvagente, ancore pesantissime.
A livello nazionale la riedizione di un ipotetico Patto del Nazareno bis, officiante il confratello Verdini, è naufragato, poiché Forza Italia e Partito Democratico, privati delle rispettive componenti definite estreme, non hanno raggiunto i numeri per governare costruendo un grande centro, servile all’Europa e supino al burattinaio Soros.
I cittadini hanno deciso diversamente, condannando senza appello una sinistra che, nonostante i vuoti proclami, ha in pochi anni condotto il Paese sull’orlo del punto di non ritorno. La gente percepisce un impoverimento diffuso e progressivo, un’invasione senza precedenti di extracomunitari che, benché accolti e mantenuti, grazie a provvedimenti scellerati, o bivaccano senza fare nulla o delinquono impuniti e comunque non intendono integrarsi.
Mentre il debito pubblico ha superato i duemilatrecento miliardi di euro (che generano interessi vicini ai cento miliardi annui, quindi superiori a una finanziaria media), la politica insensata d’inasprimento fiscale provoca fuga d’investitori, blocco del ciclo economico, evasione ed elusione, così come il famoso economista Keynes ha teorizzato da molti anni, In questa situazione, la gente ha votato, prevedibilmente, di pancia e la Lega e il M5S hanno intercettato la protesta, spaccando il paese in due.
Abbiamo un centro nord nel quale la Lega ha spopolato, facendo leva, correttamente, sulla ribellione ai diktat europei a trazione tedesco globalista, sull’opposizione ad una immigrazione incontrollata e sulla esigenza di politiche di sicurezza serie. Al centro sud, invece, il pifferaio Di Maio, teleguidato dal duo Grillo-Casaleggio, ha illuso criminosamente milioni di italiani impoveriti con la chimera di un reddito di cittadinanza, eticamente sbagliato e irrealizzabile per assenza di risorse.
Se non vogliamo andare verso derive tragiche, subendo esperimenti le cui conseguenze sono imprevedibili, occorre ricostruire un’area di centro destra profondamente diversa dall’attuale, che ha commesso errori in sequenza e non possiamo illuderci di sopravvivere a noi stessi solo perché gli altri sono peggio, molto peggio in verità, di noi.
L’idea di un’Europa unita è straordinaria, ma questa Europa non ci piace e non va bene, perché favorisce i forti a danno dei più deboli, deprime l’economia in nome di un rigore fine a se stesso, non ha una politica di sicurezza né un esercito in comune, in pratica è un gigante economico, un nano politico e un eunuco militare.
L’immigrazione incontrollata va immediatamente fermata, mediante accordi bilaterali con i paesi rivieraschi, la cui economia deve essere sostenuta in parallelo a severe procedure di rimpatrio nei confronti dei clandestini e di chiunque non abbia il consenso preventivo dello Stato Italiano a permanere nel territorio nazionale. La sicurezza deve essere reale e percepita, prima di tutto migliorando l’ambiente urbano, la coesione sociale e considerando le forze di polizia non un nemico, ma un indispensabile sostegno ad una democrazia ordinata e pacifica.
Va profondamente rivisto il concetto giuridico di legittima difesa, considerandola sempre legittima, senza astruse valutazioni di gradualità improponibili. Se il cittadino dorme tranquillamente nella propria abitazione ed essa è violata da estranei, non possiamo chiedergli di giudicare il grado di pericolosità dell’estraneo. Costui, non ha scusanti, sta commettendo un reato gravissimo e mettendo in pericolo il cittadino, la sua famiglia e i suoi beni, ogni reazione a tale situazione va considerata corretta e non perseguibile.
Queste idee, questi concetti base di convivenza, questi modelli sociali, non possono essere etichettati come estremismi, fascismi, ingenuità, da parte di radical chic, sinistri milionari e imbonitori dell’ultima ora a caccia di stipendi, sono le esigenze della gente normale, dei cittadini perbene, dei milioni di uomini e donne che la mattina si alzano e lavorano e che non vogliono più essere depredati, per metà da uno stato rapinatore e per metà da rapinatori tollerati da uno stato inetto.
Le elezioni recentemente concluse ci indicano la via, quella che chiedono i cittadini onesti, l’unica possibile. Uno Stato amico, una legalità diffusa, un’economia fiorente, un’agricoltura e una periferia rivalutate, una tassazione accettabile, amministratori pubblici capaci e onesti, esattamente in questo ordine, l’idea che il bene comune e l’interesse generale siano un obiettivo possibile e non un’ingenuità da sognatori. Questo deve essere il centro destra del futuro, concretamente visionario, consapevole che per aiutare gli altri devi essere capace di mantenere te stesso, che la povertà si combatte generando ricchezza, che gli ultimi hanno gli stessi diritti ed i medesimi doveri dei primi, che libertà non è abuso, neanche da parte dello Stato.
Berlusconi è stato un grande imprenditore e statista, ma la sua parabola comincia a mostrare carenza propulsiva, quindi occorre andare avanti, andare oltre, con pazienza, buonsenso e coraggio, armonizzando le varie anime del centro destra, che può vincere solo se è unito, che può proporsi soltanto se si fa percepire nella giusta maniera da milioni di italiani delusi, smarriti e impoveriti.
Indiscutibilmente, nel Lazio il centro destra ha sbagliato, è andato diviso ed ha perso, non è tempo né il caso di fare processi o individuare come colpevoli questo o questi altri, il dato politico, l’analisi, ci dicono che questa strada ha riconsegnato una regione importantissima alla sinistra, che non durerà perché priva di maggioranza, ma per sopravvivere provocherà ulteriori danni. Mettiamoci in cammino, di buona lena, ma comunque andiamo, levandoci definitivamente dalla testa che la politica sia un mestiere con il quale vivere, essa è un impegno a servizio delle Istituzioni e dei cittadini, una parte necessariamente limitata della nostra vita.
Se non capiamo subito, tutti, questi concetti, perderemo, ad esempio le comunali a Terni e i cittadini stanchi non ci daranno ulteriori possibilità, ci volteranno le spalle e seguiranno i venditori di tappeti. Il toto sindaco che imperversa non aiuta, soprattutto non è serio, in una città economicamente fallita, con prospettive angosciose, appare mentecattismo delineare figure che non esprimono competenza, autorevolezza e impegno totale, che non siano realmente inclusive e capaci di diffondere un messaggio di speranza e un’inversione di rotta non più differibile. Lo dico a me per primo: smettetela, smettiamola, una volta per tutte!