Che annataccia quel 1999! Due volte alle urne i ternani, prima nel mese di giugno per eleggere il nuovo sindaco, poi a novembre per le suppletive. E’ al 1999, infatti, che risale il precedente all’appuntamento elettorale dell’8 marzo 2020, quando si vota per scegliere chi sostituirà in Senato Donatella Tesei dimessasi perché diventata presidente della Regione Umbria. C’erano alcune differenze, rispetto ad oggi. Innanzitutto il sistema elettorale in vigore era il “Mattarellum”, un sistema a vocazione largamente maggioritaria, come si dice. Quindi i collegi erano uninominali sia per il senato che per la Camera dei deputati ed erano molto più numerosi e quindi territorialmente più ristretti. Mentre nell’anno 2020 Terni vota per il collegio numero 2 (che comprende praticamente tutta l’Umbria del Sud) allora si votò per il Collegio numero 6 dell’Umbria, ossia Terni e qualche comune vicino.
L’annataccia non fu per i cittadini ternani. Ma semmai per il candidato del centrodestra di allora che fu lo stesso sia nella corsa a sindaco di Terni che in quella per il subentro alla Camera dei deputati. In entrambi i casi sconfitto: il sempiterno Enrico Melasecche, oggi ancora sulla breccia come assessore regionale.
Fino al gennaio 1999 egli fu vicesindaco nella giunta guidata da Gian franco Ciaurro, al suo secondo mandato come sindaco, che finì prima dei tempi previsti dato che, rieletto nel 1997, Ciaurro avrebbe dovuto restare in carica fino al 2002.
Mentre nel centrodestra sembrò ovvio che il candidato fosse il vice di Ciaurro, nel centrosinistra ricorsero a Paolo Raffaelli a quel tempo deputato eletto nel 1996 nella lista dei Democratici di Sinistra.
Raffaelli batté Melasecche al primo turno e, diventato sindaco, lasciò vacante il posto alla Camera. Quindi suppletive, che si svolsero alla fine di novembre (il giorno 28). Tre i candidati, Rifondazione Comunista schierò Guido Botondi, sindacalista della Cgil, che ebbe l’8,3% dei voti. Per il centrodestra riecco Enrico Melasecche. Il centrosinistra, che allora era al governo nazionale, mise in campo Enrico Micheli, ternano, uomo molto stimato e considerato dal presidente del Consiglio Romano Prodi che gli aveva affidato il ministero dei Lavori Pubblici. Vinse Micheli, 54,8%, contro il 36,8 di Melasecche.
Fu considerato scarso il dato dei votanti: 51,8%. Allora lo era, oggi si farebbero fuochi d’artificio per una percentuale del genere.