La tariffa sui rifiuti, la TARI, introdotta nel 2014 nei due capoluoghi di provincia di Perugia e Terni, è stata oggetto di uno studio effettuato dal servizio Politiche Territoriali della UIL, condotto sulla base di un campione tipo di famiglia con utenza domestica di 4 componenti, calcolata su unità immobiliare di 80 mq con reddito ISEE pari a 17.812 euro, comprendente nel computo complessivo anche i tributi ambientali provinciali. Dallo studio emerge che il dato umbro si colloca nella media nazionale (corrispondente a 295 Euro) fermandosi a 274,67 Euro per Terni e a 305,97 Euro per Perugia. Nell’ultimo anno osservato, il 2017, si è registrato un calo sostanzialmente uniforme sia a Terni (-0,4%), sia a Perugia (-0,3%). Se si osserva il fenomeno della TARI nel medio periodo, si legge in una nota, emerge un quadro maggiormente differenziato con un trend di forte aumento per Terni (+6,9% nel quadriennio) e un calo significativo per Perugia (-8,9%), rispetto ad una media nazionale che attesta una crescita di +1,1%. Ciò significa che le famiglie ternane hanno subito un salasso di oltre 17 Euro in più, mentre quelle perugine hanno potuto beneficiare di una riduzione di circa 30 Euro. E se è certamente vero che la famiglia media a Terni ha risparmiato 31 Euro nel 2017 rispetto a quella che vive a Perugia, nel 2014, data di inizio dello studio, il risparmio era di addirittura 79 Euro.
Un quadro quindi con sfumature differenziate, da cui emerge comunque il persistere di una incidenza elevata di questo tributo, da analizzare anche e soprattutto con una sacrosanta e doverosa verifica della qualità del servizio – conclude la nota della UIL – e che pone la necessità di un maggior contenimento dei costi per ridurre gli effetti sulle famiglie umbre.