Passano i giorni, le settimane ma nulla si sa da Via Aleardi o dagli uffici romani di Longarini. E non è una notizia quella diramata nel pomeriggio di ieri e relativa alle opzioni esercitate per Mazzoni, Furlan, Coppola e Zanon perchè erano stati gli stessi interessati a parlarne nel corso del finale di stagione.
Continuano ad imperversare i nomi e i cognomi dei direttori sportivi, dei presunti allenatori ma dalla società nessuna conferma o smentita e tale atteggiamento provoca una serie di illazioni che hanno solo l’effetto di “spaesare” i tifosi, creare in loro una rassegnazione e una confusione tale da rinunciare anche a capirci qualcosa.
Si spera che dalle segrete stanze della società si stia lavorando per il nuovo assetto tecnico della squadra per la prossima stagione ma, di sicuro, non sarebbe male che i responsabili societari facessero capire anche ai ternani quali siano le loro intenzioni e i loro programmi.
L’indifferenza che si registra nei confronti della piazza o la netta chiusura nei confronti degli addetti all’informazione è incomprensibile e, soprattutto, è dannosa perchè porta, giorno dopo giorno, al disinteresse della piazza verso le vicende della squadra. E la cartina al tornasole sono i bar, i punti di ritrovo dove raramente si sente ormai parlare di Ternana e delle sue vicissitudini. Positive o negative che siano!
Quanto è lontano quel giorno di luglio 2015 quando quella conferenza stampa di Simone Longarini sembrava aver aperto nuovi spiragli, aveva fatto sperare in una politica forse meno dispendiosa, ma sicuramente più partecipativa e aperta alla Terni sportiva.
Invece, niente di tutto questo, si è tornati all’antico, all’incomunicabilità, unica nel suo genere, del pre-Zadotti. E chi segue il calcio potrà concordare con noi che non esiste altra piazza in cui un amministratore unico o un presidente non rilasci un’intervista o non renda pubbliche quelle che sono le linee programmatiche della società.
Non troviamo spiegazioni a questo tipo di comportamento perchè, poi, in definitiva lo riteniamo controproducente anche per la proprietà della società. Infatti, gestire una società di calcio, constatare, senza reagire, che gli spettatori scemano clamorosamente di domenica in domenica, senza domandarsene il perchè, investire anche risorse importanti per poi non averne soddisfazioni o tornaconto sul piano dei risultati deve essere frustante. E’ lecito, però, chiedersi che cosa c’entrino i tifosi, quelli che gioiscono o si arrabbiano per i risultati della squadra, che la seguono sopportando sacrifici non indifferenti anche in trasferta, e di quali colpe si siano macchiati per non essere considerati minimamente e per non condividere con loro il progetto-Ternana.
Ribadiamo che basterebbe poco per far rivivere passioni ed emozioni ormai sopite, ma evidentemente dall’altra parte si è convinti che sono altre le politiche che pagano: il silenzio e l’indifferenza con la convinzione e la consapevolezza che la proprietà può fare ciò che vuole e quando vuole. E su questo non siamo d’accordo, ma potremmo anche forse capirlo ma tale linea, come ampiamente dimostrato negli anni, non paga nell’azienda calcio, molto diversa dalle altre tipologie di azienda. E questo concetto è stato ribadito più volte anche da fonti autorevoli.
Abbiamo sollecitato più volte, per il bene della Ternana e di tutte le sue componenti, un modo di gestire diverso, più aperto, più conciliante e condiviso ma i risultati, purtroppo, sono davanti agli occhi di tutti ed è per questo che il nostro già tenue ottimismo ormai inizia a vacillare.
Saremmo ben lieti, però, di ammettere di esserci sbagliati!