“L’esercizio fisico è un vero e proprio farmaco che può essere utilizzato con successo, senza spese di aggravio sul sistema sanitario nazionale, per migliorare lo stato di salute delle persone che hanno patologie croniche degenerative non trasmissibili.”
La dottoressa Giorgina Scarficcia dell’Associazione medici sportivi dilettantistici non ha dubbi sull’importanza dell’esercizio fisico che definisce “un atto medico”.
E parte proprio da questo presupposto il progetto “miglioramento della qualità della vita nella malattia renale” elaborato dalla SC di Nefrologia e Dialisi dell’Azienda Ospedaliera di Terni con Comune di Terni, Club Alpino Italiano-Sezione di Terni, Associazione Viviattivamente. La proposta di patto di collaborazione è stata presentata questa mattina nel Caffè Letterario della Biblioteca Comunale.
“Questo è un progetto che avevamo iniziato a portare avanti già un paio d’anni fa con l’associazione Viviattivamente e medici dello sport, ha spiegato il Direttore del reparto di Nefrologia dell’Ospedale Santa Maria di Terni Riccardo Fagugli, poi ci siamo integrati con il Club Alpino. È un progetto che vede fondamentalmente il ruolo delle associazioni perché queste sono attività tipicamente extra ospedaliere quindi necessitano della solidarietà, di chi si vuole dedicare agli altri e questa integrazione può portare a un miglioramento della qualità della vita della persona malata. Le problematiche psicologiche dei pazienti che hanno una malattia cronica, che sia renale, che sia il diabete o anche oncologica, portano un disagio anche dal punto di vista sociale. Per cui la montagna terapia è un qualche cosa che il Club Alpino nazionale sta portando avanti che è teso al miglioramento delle condizioni psicologiche della persona malata e all’inserimento sociale perché comunque andare in montagna significa condividere esperienze, difficoltà e superare degli ostacoli. Ma c’è anche l’aspetto collegato strettamente all’attività fisica. Oramai è dimostrato che i pazienti cardiopatici, renali o diabetici che fanno attività fisica hanno una riduzione di mortalità nel medio periodo.”
“Stiamo cercando di riattivare questo percorso, ha affermato il vicepresidente dell’Associazione Viviattivamente Emiliano Catozzi, che porterà sicuramente ai pazienti con malattia renale una qualità di vita migliore. Ci sono migliaia di studi che indicano come l’esercizio fisico, ho fatto in un determinato modo e da personale qualificato, possa integrare anche le terapie farmacologiche che vengono fatte in ospedale. Noi stiamo facendo anche qualcosa di più importante perché abbiamo avviato un ragazzo trapiantato di reni ad un’attività di triathlon in collaborazione con la federazione italiana triathlon. Siamo i primi in Italia a portare una persona affetta da questa patologia ad un’attività di endurance.”