CRONACHE DALLA TERNI CHE FU. INIZI DEL 900, UN OMICIDIO CHE SCONVOLSE LA CITTA’ ANCHE PER LA NOTORIETA’ DELL’ASSASSINO.
DAL BLOG UMBRIA SUD
27 NOVEMBRE 1908
Il fatto sconvolse la routine monotona di una Terni tutta dedita al lavoro e alle prese coi problemi collegati alla crescita vertiginosa del numero dei suoi abitanti. Non appena si seppe del delitto, davanti alla palazzina posta all’incrocio tra via Primo Maggio e via Petroni, in pieno centro cittadino, si raccolse una folla. Vincenzo Blasi, medico, impegnato con ruoli importanti nel Partito socialista umbro con cui s’era anche candidato per il parlamento, aveva ammazzato la moglie. Una revolverata alla testa. L’aveva trovata in casa con colui che credeva essere il suo amante, un narnese, professore del ginnasio, l’anno prima era stato insegnante di lettere dei figli della coppia. Anche a lui aveva sparato alla testa, ma non l’aveva ucciso. Dopo la sparatoria il dottor Blasi chiese ad un artigiano che lavorava dirimpetto di chiamare i carabinieri. “Ho ammazzato mia moglie e l’amante – gli disse – avverta i carabinieri che li aspetto qui”. Erano quasi le tre di pomeriggio del 27 novembre 1908.
Era un bell’uomo, il dottore. Capelli biondi che cominciavano ad imbiancare, barba fulva. Svolgeva la professione a Nocera Umbra, la sua città. E a Nocera aveva abitato con la sua famiglia fino ad un anno prima quando, essendo i due figli iscritti al ginnasio di Terni, decisero di trasferirsi. A Nocera si recava ogni due o tre giorni. A casa coi figli restava la moglie, Erminia. “Una donna molto bella” diceva chi l’aveva conosciuta. Col professore di lettere, un narnese, la signora aveva instaurato ben presto un rapporto di grande confidenza, ma nessuno sospettava che i due fossero amanti.
Al dottor Blasi, in verità, a Nocera erano state recapitate alcune lettere anonime che lo mettevano in guardia, ma lui pensò che fossero opera di avversari politici contro i quali si batteva, e che questi cercassero in quel modo di minarne la sicurezza e la fiducia in sé stesso. Accadde però che da Nocera, chiuso in anticipo l’ambulatorio, una mattina pensò che avrebbe potuto raggiungere Terni e passare un po’ di tempo con la moglie e coi figli, prima che i due giovani, alle 14, entrassero a scuola. A casa trovò anche il professore di cui non gli sembrò giustificabile la presenza, tanto più che egli non era più l’insegnante dei figli. Ci fu una scenata, con la moglie che implorava il perdono del marito e col professore messo energicamente fuori della porta, con l’invito a non oltrepassare mai più la soglia di quella porta.
Una settimana dopo il dottor Blasi rientrò nuovamente in anticipo da Nocera: “Arrivai alla stazione a mezzogiorno e un quarto – raccontò ai carabinieri – scorsi il professore fermo sul marciapiede. Sembrava star lì per sincerarsi che io non fossi su quel treno. Ed io in effetti mi nascosi alla sua vista, scesi dalla parte opposta del marciapiedi, e feci un giro nella campagna, aspettando che alle 2 i miei figli andassero a scuola. Alle 2 e mezza andai a casa”. Inutile descrivere la trepidazione, il timore di conoscere una brutta realtà, la voglia di tornare indietro senza sapere, la determinazione ritrovata per andare invece avanti ed entrare. “Sentii mia moglie che, in sala da pranzo, discorreva con un uomo. Mi pareva che le tempie dovessero esplodere, mi sentii svenire. Seduto sul sofà, tutto sorridente, c’era il professore, colui che avevo cacciato e che non sarebbe dovuto più entrare in casa mia. Mia moglie non la vedevo, ma se ne intuiva la presenza. Entrai nella stanza. Loro balzarono in piedi. Impauriti. Mia moglie mi buttò le braccia al collo come per intenerirmi ma intanto gridava all’altro: “salvati, scappa”. Fu allora che estrassi il revolver e cominciai a far fuoco. Non so quanti colpi ho sparato. Rimasero entrambi a terra, senza vita”.
Invece il professore narnese, a nome Cianfruglia, s’era finto morto. Scappò non appena il dottor Blasi s’affacciò alla finestra che chiedere all’artigiano di chiamare i carabinieri. Poi però fu ricoverato. I proiettili l’avevano raggiunto allo zigomo sinistro e a un polso. Se la cavò. E pensare che chi lo conosceva non lo avrebbe nemmeno paragonato, nella figura, al dottor Blasi. Va a capire… FINE 1^ PARTE