Erano “forse” convinti di aver “acquistato e assunto codeina” mentre “invece si trattava di metadone” i due ragazzi trovati morti il 7 luglio nelle loro case di Terni. E’ l’ipotesi formulata dal gip convalidando il fermo di Aldo Maria Romboli. Dall’indagine è emerso che già a giugno l’uomo aveva ceduto il metadone diluito ai due adolescenti.
“Quella volta però – emerge dal provvedimento del gip – l’indagato aveva detto loro che si trattava di codeina e non di metadone. Il Romboli ribadisce invece che il 6 luglio aveva detto ai ragazzi che la sostanza ceduta era effettivamente metadone”. Per il giudice questa affermazione “contrasta” con quanto riferito agli inquirenti dagli amici di Flavio e Gianluca. Secondo i testimoni, infatti, quando i due ragazzi si erano sentiti male avevano detto che “era colpa della codeina comprata da Aldo”.
Romboli – emerge ancora dal provvedimento del gip – ha tuttavia negato “assolutamente di avere ceduto codeina, né il 6 luglio né in altre occasioni ai due ragazzi” confermando “solo la cessione di metadone nel mese di giugno spacciandola per codeina”.
Secondo il giudice Barbara Digiovannantonio dalle indagini è emerso che “le modalità per miscelare le sostanze vengono apprese dai giovani da alcuni video che circolano su Internet e da alcune canzoni di cantanti rap”.
La giudice Digiovannantonio ha peraltro scritto nell’ordinanza che “l’effetto letale del metadone su Flavio e Gianluca è conseguenza dell’alta concentrazione” e che tale concentrazione “in soggetti non tossicodipendenti ,anche una minima quantità, può determinare il decesso”.
Infatti aggiunge il Gip, “Flavio e Gianluca erano ragazzi di appena 15 e 16 anni e non tossicodipendenti per cui anche l’assunzione di una bassa concentrazione di metadone diventa per loro potenzialmente letale.”
E’ stato intanto conferito formalmente l’incarico per le autopsie sui corpi di Flavio e Gianluca. L’esame è in programma domani e dai risultati, specie da quelli tossicologici, sono attesi elementi utili per le indagini condotte dai carabinieri.
Il difensore di Aldo Maria Romboli, in carcere con l’accusa di morte come conseguenza di altro reato, ha nominato un proprio consulente di parte.