Sono già all’opera i 6 giovani volontari del Servizio Civile Universale che, nell’ambito del progetto “ADOC nel cuore“, daranno un ulteriore impulso al Progetto Vita Terni per rendere il nostro territorio cardioprotetto. Si tratta di 5 ragazze e 1 ragazzo (di età tra i 21 e 29 anni) che saranno protagonisti nella realizzazione di due obiettivi fondamentali: la realizzazione della rete dei soccorritori abilitati all’utilizzo dei defibrillatori e la mappatura della presenza dei defibrillatori in città.
Da alcuni anni Marisol Flores e Gino Venturi, project manager di progetti che vedono la partnership di oltre 100 soggetti nazionali e locali, pubblici e privati, operano per rendere il territorio cardioprotetto. Durante le tante iniziative già realizzate sono stati proprio gli operatori del soccorso ad evidenziare come ad oggi non esista una adeguata mappatura della presenza dei defibrillatori (DAE) sul territorio e ciò rappresenta una vera e proprio falla nel sistema dei soccorsi in quanto non consente la loro rapida utilizzazione in caso di necessità e finisce talvolta con il rendere inutile la loro stessa presenza.
Un ulteriore problema emerso è quello della mancanza di un sistema che in caso di necessità consenta al 118 di allertare contestualmente ai soccorsi ordinari anche quanti sono abilitati all’uso del DAE e che si trovano nei pressi del luogo dell’evento. Si tratta della rete dei First Responder (FR) ai quali va segnalata anche la presenza nelle vicinanze di un DAE pronto all’uso. Dunque i 6 giovani volontari di ADOC-UIL nazionale, partner del progetto, contribuiranno durante l’anno del loro impegno a risolvere il problema della mappatura e quello della realizzazione di una efficiente rete di FR, garantendo anche grazie alle moderne tecnologie, la loro rapida allerta.
Il sistema è già stato realizzato con successo in alcune città con migliaia di attivazioni dei First Responder all’anno risultate efficaci nel 75% dei casi. Spesso sono arrivati sul luogo dell’evento prima dei Soccorsi del 118 iniziando la rianimazione cardiopolmonare e attivando il DAE e contribuendo così a salvare numerose vite umane. L’arresto cardiaco improvviso lascia talmente poco tempo (4-5 minuti) che l’unica speranza per chi viene colpito è l’attivazione rapida della “catena di sopravvivenza” e se un anello è debole, tutta la catena rischia di spezzarsi. Formare la popolazione, partendo dalla scuola, dai posti di lavoro, dalle associazioni oltre ad una vasta campagna informativa è quello che si sta facendo da un anno. La velocità di attivazione delle procedure può significare la vita o la morte. Non ci si può affidare allora alla casualità ma si deve organizzare una vera e propria rete, da allertare immediatamente in caso di necessità, fornendo anche le coordinate geo-referenziali del luogo dell’evento e del posto dove è collocato il DAE più vicino.
Infatti la possibilità di accedere in modo rapido ad un defibrillatore costituisce un elemento essenziale per poter intraprendere correttamente una rianimazione cardiopolmonare. Insomma occorre un “sistema” per salvare una vita. I 6 ragazzi del Servizio Civile Universale stanno operando per realizzarlo.