«Ho sempre ritenuto ed esternato che il principale compito di chiunque sia investito da un mandato elettorale sia occuparsi di tutti i cittadini, non sono della parte che ha contribuito all’elezione, e migliorare le loro condizioni di vita. Tale attività deve essere svolta nel rispetto dei principi logici e delle norme regolamentari di riferimento. Apprendo con piacere la recente visita a Terni del novello Assessore Regionale, con delega alle politiche abitative, Fabio Barcaioli, durante la quale si è occupato di case popolari, facendo seguito a eccepibili esternazioni dallo stesso manifestate durante la riunione del CAL (Consiglio Autonomie Locali) tenutasi a Perugia, il 3/3/2025. Per chiarezza, il tema delle “case popolari” o, più correttamente, Edilizia Residenziale Pubblica, viene dibattuto attivamente dal 1800, quando la rivoluzione industriale spostò masse di lavoratori dalle campagne alle città, manifestando la loro esigenza di avere alloggi decorosi a prezzi calmierati rispetto ai costi del mercato. Ai giorni odierni, esso è considerato un problema sociale cogente, che viene gestito ai vari livelli istituzionali mediante bandi periodici, i quali stabiliscono una graduatoria rispetto alle richieste, basata sulla valutazione dei requisiti. In base alle citate esternazioni di Barcaioli, lo stesso sembra evidenziare che lui non avrebbe tempo da perdere con le polemiche o con i tecnicismi, avendo case popolari sfitte e molti richiedenti in attesa. Allo stesso occorre fare riflettere, con molta pazienza, che le norme esistono per esigenze di equità, spetta a chi ne ha la responsabilità “pro tempore”, in questo caso l’agitato esponente regionale, farle rispettare con celerità, evitando perdite di tempo per inefficienze burocratiche; quindi, tra un’ispezione esterna e un’altra, suggerisco una maggiore attenzione all’attività dei suoi uffici. Diverso problema è la questione dei criteri di assegnazione degli alloggi. Credo che sia di comune assennatezza ritenere che la priorità di assegnazione vada data a persone perbene, che abbiano la residenza nel territorio da un certo tempo e che non possiedano altri immobili. Confutare tali principi significa contrastare il buonsenso o, peggio, forzare le norme per favorire improponibili interessi di parte. Sono convinto che il bravo Assessore Barcaioli, rifletterà con la consigliabile calma su queste considerazioni e, scendendo dai rami, attenersi al fatto che gli alloggi devono essere assegnati a richiedenti immuni da precedenti penali o riabilitati (chi ha sbagliato nel passato può cancellare i suoi errori con uno specifico percorso di riabilitazione). E’ evidente che essi debbano risiedere nel territorio da un periodo di tempo congruo per evitare astuti nomadismi. Altresì pacifico che chi chiede un alloggio pubblico non debba possedere altri immobili, poiché, in tale caso cancelleremmo il requisito della necessità. Tutto quanto sopra deve essere obbligatoriamente accertato attraverso un procedimento concorsuale che controlli l’esistenza dei requisiti che ho elencato. Ciò va attuato mediante l’efficientamento della macchina burocratica e con l’indispensabile collaborazione di organismi esterni (anagrafe, catasto, autorità giudiziaria, rappresentanze diplomatiche e consolari estere). In sintesi, non possiamo normare l’incapacità. Ogni diversa e fantasiosa procedura sconfinerebbe nell’illogicità o nell’abuso, con allontanamento impensabile dai criteri di equità che debbono guidare la Pubblica Amministrazione. Ove Barcaioli continuasse a ritenere che tutto ciò sia una posizione ideologica, sarebbe del tutto fuori strada e credo dovrebbe attentamente riflettere sulla saggezza popolare (tanto per restare in tema) che argomenta sul “bue che dice cornuto all’asino”».