Terni, come d’altronde il resto del pianeta, non può più permettersi un sistema economico lineare. Ma il passaggio ad un’economia circolare non è qualcosa di automatico, né tantomeno scontato. Servono politiche, pubbliche e private, che vadano convintamente e in fretta in questa direzione, tanto più oggi con l’esplosione dei costi energetici innescata dalla guerra e con i sempre più frequenti “segnali” mandati dalla natura, che si traducono in vere e proprie catastrofi conseguenza del cambiamento climantico.
È questo in sintesi il messaggio lanciato ieri nel corso del nuovo incontro del Forum Sostenibilità di Terni, promosso dalla Camera del Lavoro provinciale, che si è svolto alla Scuola Edile di Terni, centrato proprio sul tema delle circolarità dell’economia e del riciclo dei rifiuti.
In apertura Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni, ha rimarcato la scelta fatta dal primo sindacato ternano di aprire uno spazio di confronto con associazioni, cittadinanza e istituzioni, sulla traiettoria di sviluppo territoriale verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 e 2050, decisivi per una città attualmente clima-alterante come Terni.
“C’è una sensibilità crescente su questi temi tra i lavoratori, nella società civile, soprattutto tra i giovani e anche nel mondo delle aziende, che cominciano a comprendere la necessità di progettare prodotti sostenibili da un punto di vista ambientale e quindi riciclabili e riutilizzabili. Da questo punto di vista a Terni l’acciaio inossidabile rappresenta uno straordinario esempio di circolarità, potenzialmente infinita, da valorizzare e potenziare. Quello che manca però – ha aggiunto Cipolla – è una visione della politica, una progettualità che tenga insieme le varie esperienze settoriali e le metta in rete per fare di questo territorio un vero laboratorio dell’economia circolare, con evidenti riflessi positivi in termini occupazionali, di qualità del lavoro e riduzione delle disuguaglianze”.
Tanti i contributi portati al dibattito, a partire da quelli di Alessandra Santucci di Arpa Umbria e di Antonio Iannoni per Legambiente, tutti incentrati sulle potenzialità inespresse del territorio e sulle criticità da aggredire.
E a proposito di criticità, dal dibattito è emerso che all’interno della più grande fabbrica dell’Umbria, l’Ast, non si effettua la raccolta differenziata, una lacuna che il sindacato e la Rsu chiede da tempo di colmare.
“Deve essere chiaro a tutti che gli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica al 2030 e al 2050 sono qualcosa che non si può discutere, sono ineluttabili – ha detto nelle sue conclusioni Riccardo Sanna, dell’area politiche di sviluppo della Cgil nazionale – e quindi dobbiamo impegnarci per governare il processo, traendone vantaggio, soprattutto per il mondo del lavoro. Per farlo servono due leve: un dialogo strutturato con le istituzioni, per condividere la programmazione e l’utilizzo delle risorse, che ci sono e sono anche significative; e la contrattazione con le imprese, che deve intervenire sui meccanismi di progettazione, sulla produttività delle risorse pianificando dall’inizio la circolarità. Di certo – ha concluso Sanna – va superata la politica dei bonus e degli incentivi, che non può bastare. Quello che serve è una politica industriale che questo paese da troppo tempo ha rinunciato a definire”.