“Il cuore verde della Divina Commedia”. Suggestioni e ipotesi sull’ambientazione ternana dei luoghi descritti da Dante
C’è però chi rivendica una primogenitura di questa suggestiva ipotesi rispetto a Ragni e Zenone ed è Pierluigi Bonifazi che ha condotto uno studio insieme a Federica Padella.
ECCO LE PRECISAZIONI
“In riferimento al post da voi pubblicato il 23 settembre, dal titolo “C’è Terni nell’Inferno dantesco? Le suggestioni di Alessio Zenone e Luciano Ragni nel libro ‘Il cuore verde della Divina Commedia’”, desideriamo precisare quanto segue:
Tale affermazione risulta imprecisa, poiché potrebbe far intendere che l’ipotesi della presenza di Dante a Terni e nella Val Ternana, nonché del riferimento alla nostra città nella Divina Commedia, sia stata formulata per la prima volta dagli autori del volume, mentre così assolutamente non è.
Come documentano numerosi articoli di stampa e due nostre pubblicazioni — Umbria antica. Storia e genetica di un popolo dimenticato e Terni e la Cascata delle Marmore nella Divina Commedia — tale ipotesi non appartiene ai suddetti autori, bensì al nostro studio, condotto dal dott. Pierluigi Bonifazi e dalla dott.ssa Federica Padella.
Siamo stati infatti i primi, a sostenere, sulla base di una ricerca storico-letteraria ampiamente illustrata, che Dante abbia descritto la Cascata delle Marmore e la Valnerina ternana nei primi canti dell’Inferno, individuando inoltre alcuni luoghi specifici della Val Ternana.
Nel 2023 ho intrapreso una ricerca sulla nascita del mito fondativo di Roma, prendendo come punto di partenza l’Eneide di Virgilio. Studiando attentamente il poema, ho notato come, in particolare nel Libro VII, diversi autori antichi e moderni intravedevano un sorprendente riferimento alla Cascata delle Marmore e alla Val Nerina ternana. Virgilio scrive infatti: «Ingens vorago… pestiferas aperit fauces», descrivendo una profonda voragine che sembra richiamare proprio l’abisso sotto il primo salto della Cascata: una soglia che introduce al regno di Dite, dove scorre l’Acheronte e dimora la furia Aletto.
Da qui è nato, per la prima volta, uno studio che ho condotto insieme alla dott.ssa Federica Padella. Abbiamo messo a confronto questi versi con alcune terzine dei primi canti dell’Inferno di Dante e con i versi di Lord Byron, arrivando a una affascinante intuizione: il “pelago” della selva oscura di Dante (primo canto), la “sorgente del giovane mare” evocata da Byron e la voragine virgiliana sembrerebbero tutte immagini che rimandano all’aspetto aspro, selvaggio e grandioso della Cascata delle Marmore e della Val Nerina ternana.
In questa prospettiva, luoghi come la Val Nerina, i fiumi Nera e Velino, la stessa Terni, le necropoli di Pentima e il Monte Torre Maggiore assumono una luce nuova, per la prima volta collegati alle atmosfere dei primi canti dell’Inferno.
Nella ventunesima terzina del IX canto dell’Inferno, Dante descrive — secondo il nostro studio, unico e originale — la Cascata delle Marmore:
E già venia su per le torbide onde
un fracasso d’un suon, pien di spavento,
per cui tremavano amendue le sponde,
non altrimenti fatto che d’un vento
impetuoso per li avversi ardori,
che fier la selva e sanz’alcun rattento
li rami schianta, abbatte e porta fori;
dinanzi polveroso va superbo,
e fa fuggir le fiere li pastori.
Li occhi mi sciolse e disse: “or drizza il nerbo
del viso su per quella schiuma antica
per indi ove quel fumo è più acerbo”.
(Inf. IX, 61–76)
Questa nostra ipotesi non ha lasciato indifferenti: ha acceso curiosità ed entusiasmo in molti, ma anche sollevato dubbi e resistenze. Ma una cosa è certa: questo studio cambiarà il volto stesso della nostra città, proiettandola in una nuova dimensione culturale, dove Terni e la sua valle non saranno più soltanto custodi di paesaggi tristi di ciminiere ed industrie, ma anche protagoniste di un immaginario poetico che da Virgilio a Dante, fino a Byron, ha segnato la storia della letteratura.
Pierluigi Bonifazi
Presidente del Direttivo Associazione UMRU














