Erano arrivate in Italia per trovare un lavoro e invece sono finite in un giro di prostituzione. A liberare dai loro aguzzini tre ragazze moldave di 22 e 23 anni, sono stati i Carabinieri di Terni che, su segnalazione di alcuni cittadini, hanno avviato una rapidissima indagine conclusasi con l’arresto di due moldavi di 21 e 41 anni.
Dopo aver monitorato l’appartamento 504, da qui il nome dell’operazione, in un condominio di via Lungonera Savoia, vi sono entrati trovando le tre giovani che si prostituivano. Alla vista dei militari si sono sentite “in salvo” ed hanno immediatamente denunciato la loro condizione di sfruttamento e di segregazione utilizzando il traduttore di Google perché non parlavano una parola di italiano. Insieme a loro nell’appartamento c’era l’aguzzino, il connazionale 21enne incensurato che è stato accusato di sequestro di persona e sfruttamento della prostituzione insieme ad un altro connazionale 31enne.
Le donne hanno raccontato di essere arrivate a Latina per cercare lavoro in modo da aiutare le loro famiglie, lasciando mariti e figli piccoli in patria. Erano state prelevate dai due connazionali con la promessa di trovare un lavoro, invece sono state portate a Terni, private dei passaporti, rinchiuse nell’appartamento di via Lungonera Savoia, costrette a prostituirsi e a dare tutto quanto guadagnavano ai loro sfruttatori, ricevendo solo qualche euro. Tutto sotto minaccia di morte e di gravi conseguenze per i loro familiari. Le ragazze avevano 15/20 clienti al giorno che pagavano tra le 70 e le 100 euro a prestazione.
Il 21 enne è stato arrestato in flagranza per la gestione di una casa di prostituzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e tradotto nel carcere di vocabolo Sabbione. Il 41enne è rintracciato a Latina e nei suoi confronti la Procura della Repubblica di Terni ha chiesto una misura cautelare che è stata concessa dal GIP Barbara Di Giovannantonio ed eseguita dai militari martedì scorso. Accusato dei medesimi reati in concorso con il connazionale, è stato rinchiuso nel carcere di Civitavecchia.
Le tre donne sono state invece collocate in una struttura protetta per evitare qualsiasi tipo di ritorsione da parte del complice dell’arrestato o suoi amici.