Il museo archeologico di Terni ora porta il nome di Claudia Giontella, l’apprezzata archeologa scomparsa prematuramente a 45 anni nel maggio 2012. L’intitolazione è avvenuta nel corso di una sobria, ma sentita cerimonia che ha visto la presenza della famiglia e degli amici della professionista, nonché delle autorità locali.
L’iter di intitolazione del museo è iniziato con un atto di indirizzo dei consiglieri Michele Rossi e Paolo Cicchini, approvato dal Consiglio comunale un anno fa poi recepito dalla Giunta e si è concluso con l’autorizzazione della Prefettura di Terni.
Tra coloro che più si sono spesi per questo riconoscimento c’è Maria Cristina Locci responsabile del Gruppo Archeologico, che ha donato la targa commemorativa.
“Claudia Giontella, ricorda, ha sempre dimostrato la sua particolarità fin da piccola; fuori dagli schemi, deliziosamente ironica, teneramente dolce e fragile, ma al contempo forte e dura come un diamante. Tenace e determinata nel raggiungere gli obiettivi tra innumerevoli difficoltà, la più grande, ritrovarsi a 9 anni senza il papà. La sua vita è stata l’archeologia, i suoi amori lo scavo, lo studio, la ricerca, i ragazzi seguiti con disponibilità e pazienza nell’Università e nelle campagne di scavo, anche durante i mesi estivi, rinunciando da sempre alle vacanze. Stimata ricercatrice, esperta di Etruscologia ed Antichità Italiche, ha partecipato con funzioni direttive alle più importanti campagne di scavo umbre. Numerosi anche gli incarichi assolti in ambito universitario, le collaborazioni con Enti statali, locali, cooperative e società cooperative per attività di controllo di cantieri, scavi, ricognizioni territoriali, schedature, rilievi grafici. Nel 2003, su incarico dell’Amministrazione Comunale di Terni, Claudia Giontella ha collaborato alla redazione del progetto scientifico del locale Museo Civico Archeologico, selezionando i materiali, curandone l’esposizione e scrivendo le relative didascalie e pannelli illustrativi. Si è rivelata fondamentale, aggiunge Maria Cristina Locci, per l’istituzione di tale museo, nato grazie alla sua caparbietà e volontà. Autrice di libri e pubblicazioni, ha lasciato scritti fondamentali per la storia di Terni, nonché un numero notevole di pubblicazioni che privilegiano il territorio dell’Italia centrale, in particolare l’Etruria tiberina e il comparto umbro, riflettendo una vasta gamma di interessi, dai documenti protostorici ai materiali arcaici e classici, dalle evidenze archeologiche degli Umbri alle testimonianze romane, dai santuari etruschi alle forme di religiosità etrusco-italiche. Ha contribuito a formare quella che il professor Massimo Pallottino – e gli storici dopo di lui – hanno chiamato concordemente “la cultura di Terni” (X-VI sec. a.C.), tuttora da investigare.
Ciò che Claudia tanto intensamente desiderava era dare un imput culturale alla sua città d’adozione, Terni. La sua perdita non ha solo gettato nella disperazione i familiari e gli amici lasciando un vuoto incolmabile, conclude Maria Cristina Locci, ma anche l’Università e la ricerca scientifica hanno perso con lei una docente attenta e una studiosa di valore”.
“Per noi è un piacere, un’emozione ed anche motivo di orgoglio – ha affermato il Vicesindaco Andrea Giuli – essere qui per l’intitolazione del civico museo archeologico a Claudia Giontella, una studiosa, una nostra concittadina, che tanto lustro ha dato alla nostra città.”
“È un momento importante per la nostra città, è un po’ uno sforzo corale – ha evidenziato il Sindaco Leonardo Latini – ed è veramente significativo che questi due momenti, il Telamone tornato a Terni e l’intitolazione del museo archeologico a Claudia Giontella, si sovrappongano perché rappresentano la storia e l’identità della nostra città. Momenti come questo fanno capire come l’identità, la storia, le radici sianoimportanti non solo dal punto di vista culturale, ma dal punto di vista di una coesione sociale che ci vuole per una città come Terni, con una realtà tanto complessa e composita”.Per l’occasione è stata anche presentata l’imponente statua di Telamone, in marmo bianco di Età imperiale recentemente trasferita dal MANU – Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria.