Orlando Masselli sui manifesti affissi per la città, se la ride, compiacente. Non c’è scritto, sulle sue foto giganti, “votate per me”, ma l’atteggiamento, la posa, lo sguardo dolce è proprio quello e lascia presagire l’aggiunta di un fumetto, in alto a destra: “Sono candidato a diventare il sindaco di Terni dalla coalizione di centro destra”, dove “centro” c’è scritto giusto perché ci va scritto.
Però nessuna forzatura, intendiamoci. Lo hanno detto chiaro e tondo in un comunicato emesso alla fine di una riunione a Perugia Francesco Zaffini (F.lli d’Italia), Virginio Caparvi (Lega), Andrea Romizi (Forza Italia), Nilo Arcudi (Umbria civica”, Roberta Tardani (Civitas). Certo – si ammette – si discute, si ragiona, ma sempre con la massima cordialità e unità. Consegnato il comunicato sono usciti tutti a braccetto cantarellando “trullalero trullallà”.
E questo è quanto. Così uno si domanda: ma insomma che avrebbero deciso? Riconfermano Leonardo Latini? Il candidato sindaco di Terni va alla Lega nonostante il restringimento elettorale? Ma allora c’è davvero spazio pure per un cavallo di ritorno siano la cavallina Alessandrini o il “maremmano” Melasecche?. “Roma! Passatemi Roma!” ordinava al telefono un funzionario statale nel film di De Sica “Il Giudizio Universale” . E Roma deciderà; anzi a quanto pare avrebbe già deciso. Così con l’occasione sarà messo a tacere pure Finesse Bandecchi che ha ornato Terni di manifesti da cui promette “Mai più schiavi di Perugia”.
La coalizione di centro destra umbra illustra una situazione quasi idilliaca, innanzitutto dentro la Lega ternana. Ma sembra che non sia per niente così. A parte sta lì paziente, origliando da uno spiraglio della porta appena scostata ma pronto a balzare dentro la stanza, Latini ni cui confronti è in atto una vera e propria guerra. Lo accusano di brutto, dipingendolo come una specie di dottor Jekill, quando sta davanti alle telecamere o magnifica la bellezza della Cascata delle Marmore (manco l’avessero fatta lui e la sua giunta) , ma pronto a diventare uno spietato mister Hyde capace di operare gelidamente e rudemente nei confronti interni. Certo, il venire alla memoria di certe operazioni misteriose compiute proprio in seno all’amministrazione comunale durante la gestione “latinista” lascia pensare: chi non ricorda i flash assessorili di Sara Francescangeli e di Leonardo Bordoni? Dimessisi da consiglieri comunali eletti nella coalizione di destra per entrare in giunta sono entrambi rimasti a piedi nel volgere di un battito d’ali di farfalla. Chi non ricorda l’abbandono di alcuni consiglieri eletti nella Lega e passati ad altri gruppi proprio per sottrarsi ad un controllo stringente delle loro iniziative o non-iniziative? Chi può dimenticare l’accantonamento rude del capolista della Lega Emanuele Fiorini che con la casacca verde ci andava in giro anche quando i leghisti erano quattro gatti? Nonostante il record delle preferenze (oltre mille) lo hanno messo in un cantuccio, legato mani e piedi finché non se n’è andato.
Ed allora può essere che la Lega ternana sia tutto un “prego, prima lei”. Prima lei a fare che? Ma, ovvio: imboccare la porta di uscita.
Colpa del “Virus del 30%”, una malattia che sembra prenda chi si trova all’improvviso a cogliere consensi con la mietitrebbia. E’ successo alla Lega, che da settembre il “virus” lo ha brillantemente sconfitto. Ma nel frattempo ha contagiato i F.lli d’Italia. E sì, perché mica tutti riescono a mandar giù il pronunciamento dei vertici del partito (leggi Giorgia Meloni che ha parlato attraverso le labbra di Francesco Lollobrigida). Eppure il concetto sembrerebbe semplice e chiaro: la coalizione è un valore che va salvaguardato ragione per cui il candidato sindaco a Terni spetta alla Lega. Punto e basta.
E’ una visione che chi è abituato alle battaglie dei decenni scorsi mal comprende: sic et simpliciter guarda i numeri e dice di conseguenza “Mo’ tocca a noi”. Cosicché anche dentro F.lli d’Italia si affacciano crepe piuttosto larghe. Da una parte chi soffoca ambizioni personali o di gruppo a vantaggio di una strategia, dall’altra chi a fare questo sacrificio non ce la fa proprio, ma si sente scoppiare dentro la voglia di andare in testa alla fila.
Sta a vedere che ad avere ragione era quello che sosteneva che il potere logora, e non Giulio Andreotti che aggiungeva: “chi non ce l’ha”.