“Viaggiando” qua e là tra gli schermi dei canali televisivi a volte ci si imbatte in qualche sorpresa. L’immagine ricorda un po’ l’ultima cena: un capo in mezzo, e i discepoli a fargli da ala. Solo che questa, trasmessa da Umbria+Trt, casomai, è la “prima” cena dato che comunque è la prima volta che la giunta comunale di Terni nata sotto l’egida Bandecchi si presenta tutta intera alla vista dei cittadini-elettori. Bene ha fatto, perché le facce degli assessori sono ai più sconosciute.
Al centro dello schieramento c’è Riccardo Corridore, il vicesindaco. Lui, El Jefe, non c’è. Ma tanto la sua faccia è nota. Un palco, due presentatori, gli assessori: e di fronte il pubblico, “che sarà chiamato a porre domande”, viene annunciato. Cosa che puntualmente all’appressarsi della fine della trasmissione avviene con due domande di quelle da “levare la pelle”, come si dice in gergo, all’intevistato. La prima è rivolta a Corridore: quanto è bravo lei che tra centoquaranta candidati ha saputo trovare i migliori da mettere in giunta azzeccandoci in pieno. La seconda: che farete per snellire la burocrazia italiana? Insomma: tempo perso.
Prima però la giunta spiega cos’ha fatto in dieci giorni: la faccenda dei bagni ai giardini pubblici, gli sfalci, la segnaletica, le intimazioni a chi fa lavori per il Comune ma non proprio del tutto a regola d’arte, il solito schiaffone agli assessori regionali che non hanno difeso Terni nell’aula consiliare di palazzo Cesaroni, ivi compreso ovviamente quello in carica: “Melasecche pensi a fare bene quel che deve fare per suo compito e non si allarghi sulle questioni che competono all’amministrazione comunale e non a lui”, dice senza giri di parole il vicesindaco Corridore.
Robetta, alla fin fine, rispetto ai problemi di maggiore consistenza che sono in ballo e che prima o dopo sarà necessario prendere di petto.
Però un paio di cose interessanti vengono fuori, anche da questo impatto di esordio.
La prima. Sembra che in cinque anni di cosiddetto buon governo l’amministrazione di centro destra non abbia ridotto quasi per niente i debiti del dissesto, cosa che dovrà essere fatta da noi – ha spiegato l’assessora al bilancio – Ma andrà fatto con calma perché ci hanno lasciato sull’orlo del baratro di un secondo dissesto. Per dire che le varie giunte Latini hanno creato – sul piano finanziario – guai identici a quelle che ci sono state prima. Se così fosse, altro che slogan elettorali tipo “la consapevolezza di aver fatto e la voglia di fare” utilizzato da Orlando Masselli!
La seconda. Sembra che i ternani siano fortunati perché la giunta è composta da persone dello stesso partito che è quello del sindaco: Alternativa Popolare. Si va avanti come un rullo compressore, in unità d’intenti: nessuno si metterà di traverso. Un esecutivo che marcia sullo stesso passo, “corroborato” da un’altra decisione annunciata: i componenti eletti nelle quattro liste che appoggiavano Bandecchi sindaco costituiranno in consiglio comunale un unico gruppo consiliare: venti consiglieri su 32 che si muoveranno all’unisono con sindaco e giunta. Una specie di monolite dentro Palazzo Spada, che lascia prevedere un’azione ingessata sulle decisioni di El Jefe.
In aula chi potrà scalfire una massa granitica di venti consiglieri? I tre del Pd magari in simbiosi con il candidato sindaco Josè Kenny? L’unico consigliere del M5S? O i sette del blocco di centrodestra? Perché, a regola di bazzica, una unità di intenti appare ovviamente impossibile salvo “rare eccezionali eccezioni”.
Terni governata da un sistema di “democrazia alternativa”. La quale da Palazzo Spada si allargherà – almeno nelle intenzioni – inglobando il resto della città. Anche per effetto del proposito espresso dalla giunta Bandecchi di voler istituire alcuni terminali (Cinque o sei, ha detto Corridore) allo scopo di colloquiare con gli abitanti, raccoglierne lamentele o suggerimenti. All’inizio pomposamente li avevano definiti consigli di quartiere, poi considerata la vigente legislazione – ha spiegato ancora Corridore – si tratterà di punti di ascolto che il partito Alternativa Popolare istituirà con l’aiuto di volontari e candidati non eletti. Un qualcosa a metà tra l’anticamera di un parlamentare dei tempi che furono e gli attuali circoli Pd. Se funzionassero la “alternativizzazione democratica” di Terni sarebbe cosa fatta. Basterà solo scegliere il colore della camicia che si “suggerirà” di indossare.
Però non si perderà tempo in tante discussioni e blà blà blà… Davvero una grande fortuna per i cittadini ternani.