I popoli italici sono un oggetto misterioso della cultura generale italiana. In pratica non conosciamo una grande parte della storia italiana. Questo perché non c’è una letteratura italica, però ci sono delle prove archeologiche. Purtroppo non c’è stato un Virgilio o un Omero a raccontare le gesta di questi popoli che già intorno al 5 secolo a. C. abitavano – e furono i primi – l’Appennino.
A questo stato di cose cerca di porre rimedio Nicola Mastronardi, giornalista e saggista molisano, membro dell’Accademia dei Georgofili, studioso delle civiltà dell’Appennino italiano e del Mediterraneo. Ha già pubblicato “Viteliu. Il nome della Libertà”, dal termine osco antico ed originario della parola latina “Italia”, fortunato romanzo storico d’esordio ambientato sull’Appennino degli Italici ed ora si appresta a pubblicare una trilogia sulle guerre sannitiche del IV e III secolo avanti Cristo contro la crescente potenza di Roma.
“I Figli del Toro” è il primo volume della nuova trilogia presentato nella Sala del Caffè Letterario della Biblioteca Comunale Terni su iniziativa di Comune di Terni, Gruppo Archeologico DLF e Vagabondi della Valnerina. Presenti, tra gli altri, la responsabile del Gruppo Archeologico Maria Cristina Locci, il giornalista Gianluca Diamanti ed il vicesindaco Andrea Giuli.
“La storia dei popoli Italici, in particolare dei Sanniti, è scomparsa dalla storiografia e dalla memoria degli italiani. I popoli Italici e i Sanniti – afferma Mastronardi – sono i fondatori dell’idea di un’Italia unita. “I Figli del Toro” è l’inizio di una trilogia che inizia nel 91 a.C. in periodo di Guerra Sociale, la più importante e sanguinosa guerra che si sia combattuta in Italia nell’antichità fra gli Italici, una confederazione che si chiamò Italia per la prima volta nella storia e Roma. Narra le vicende di due ‘Embratur’, due comandanti supremi, uno del popolo dei Marsi l’altro Sannita, che prendono in mano il destino di dodici piccole nazioni italiche e le conducono in questa sanguinosa guerra contro Roma. Non è un romanzo di guerra, evidenzia Mastronardi, è un romanzo che parla della guerra, ma soprattutto delle conseguenze che la guerra ha sulle famiglie, sugli amori, sulle donne. Tra le protagoniste ci sono due ragazze, una romana l’altra sannita, veramente esistite perché, poco prima della Guerra Sociale hanno impresso i loro calzari in un tegolone in un grande tempio sannita, il più grande dell’area Italica, a testimonianza della loro amicizia. Due amiche/sorelle che vengono travolte dalla guerra. Poi ci sono gli amori, le famiglie, le conseguenze che la guerra di ogni tempo porta nei territori e sugli uomini”.