Pubblichiamo l’intervento dell’antropologo Andrea Agnetti sull’area archeologica di Maratta, le sue possibili origini e ciò che potrebbe rappresentare. Una pagina importantissima della prima Terni.
DI ANDREA AGNETTI , scienziato sociale – antropologo culturale. Vice presidente Associazione culturale Umru.
Dalle attuali conoscenze a noi disponibili, l’area archeologica di Maratta può essere cronologicamente inquadrata tra il IX/VIII VII secolo a.C., quindi inserita all’interno della fase proto storica e collegata al contesto umbro villanoviano.
Negli ultimi decenni intorno all’area di Maratta sono riaffiorati reperti antichi e questo fa pensare che la zona archeologica possa estendersi in un territorio moderatamente vasto e coinvolgere indirettamente diversi ettari di terreno. Tutelare il patrimonio culturale di questo sito sarebbe molto importante in quanto l’area in questione potrebbe essere stata una vera e propria piattaforma logistica e fluviale dell’antica tribù dei Naharki, fondatori della città di Terni. L’attitudine alla navigazione fluviale era molto forte negli Umbri, basti pensare al porto di Marmore, a quello di Stifone sulle gole del Nera nei pressi di Narni, ancora il porto dell’olio ad Otricoli sulle sponde del Tevere. Valorizzare l’area archeologica di Maratta potrebbe significare la creazione di un nuovo museo moderno con i reperti, ma con una ricostruzione delle capanne umbre/villanoviane, svolgere una focalizzazione sulle caratteristiche economiche e sociali legate al fiume che aveva un ruolo totemico per le popolazioni in questione. L’area archeologica di Maratta potrebbe davvero rappresentare il porto fluviale dei Naharki, ma la zona andrebbe comunque inquadrata come sito strategico, ovvero una piattaforma logistica adiacente al fiume Nera che consentiva lo smistamento delle merci sia via acqua, ma anche via terra.
La zona archeologica è di fatto un punto strategico che convogliava a se le seguenti direttrici di riferimento. 1) Il Fiume Nera in direzione Narni, Sabina e ovviamente verso il Tevere e Roma. 2) L’area era ed è adiacente e parallela alla via Flaminia, il che fa capire come l’antica strada consolare fosse molto probabilmente già esistita prima della romanizzazione. 3) Il sito era in posizione favorevole per i commerci in direzione centrale umbra, con i centri di tipo paganico-vicanico dei Monti Martani, verso Todi e quindi anche con la media Etruria. 4) L’area si trova in posizione favorevole per una connessione con la Via Amerina e riusciva a collegare le zone della valle ternana ad Amelia e al suo comprensorio. Anche questa zona archeologica, come tante altre ritrovate nel ternano, non ha mai ricevuto le giuste attenzioni e su di essa non si è mai realizzato un processo di studio interdisciplinare diffuso, di valorizzazione dell’area che attualmente risulta essere abbandonata a se stessa. L’auspicio è quello che la zona culturale di Maratta possa essere tutelata e valorizzata al pari delle importanti attuali attività economiche e commerciali.
Riuscire a coniugare sviluppo economico e culturale significa non contrapporre le due vicende, ma integrarle in un tessuto complesso e di diversificazione dell’offerta economica, sociale, lavorativa, turistica e culturale.