“Siamo soddisfatti, abbiamo recuperato molto rispetto alle amministrative di un anno fa. Le percentuali che abbiamo raggiunto sono di grande conforto perché frutto del lavoro intenso del gruppo consiliare, frutto della presenza in mezzo alla città , frutto delle relazioni e dei contatti con le associazioni di categoria, con le realtà produttive. Siamo il primo partito della città”.
A dirlo è il coordinatore comunale di Terni di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi. Con il 27,96% dei voti FdI è il primo partito.
Cecconi poi polemizza con il sindaco al quale manda a dire “io a Stefano gli voglio bene ma le sue dichiarazioni sono esilaranti, fa sorridere, merita il nostro appoggio umanamente. Fra persone serie ci si dovrebbero immaginare le dimissioni perché, se dopo 12 mesi, si riscuote una quantità di voti di questa dimensione, dovresti trarne le conclusioni”.
“Speriamo che presto – ha concluso Cecconi – per la città ci possa essere la liberazione da questa che è diventata una farsa”.
DI MARCO CECCONI, COORDINATORE COMUNALE FRATELLI D’ITALIA
Al netto dello straordinario successo di FdI e dell’intera coalizione di governo su scala nazionale, al netto delle profonde modificazioni degli equilibri politici europei, il voto di sabato e domenica consegna risultati carichi di significato anche a livello locale e, per quel che ci riguarda più direttamente, per il territorio comunale di Terni.
La prima indicazione forte e chiara riguarda proprio Fratelli d’Italia: che a Terni ha recuperato a pieno, senza se e senza ma, l’autorevolezza, la credibilità e la fiducia che merita da parte degli elettori, attestandosi in modo nettissimo come primo partito. Numeri che certamente beneficiano di un traino nazionale di portata stellare – ‘traino’ che peraltro non bastò, sarà bene ricordarlo, alle comunali dell’anno scorso – ma che, per l’appunto, sono anche il frutto del lavoro profuso quotidianamente sul territorio: a cominciare dall’instancabile impegno del gruppo consiliare e del suo saper fare opposizione, fino alla presenza del partito tra la gente.
La seconda indicazione, altrettanto univoca, è che – grazie anche alle performance dei nostri alleati – la coalizione di centrodestra a Terni recupera alla grande la sua leadership, per quanto possa essere più o meno ‘largo’ o stretto, in un futuro più o meno prossimo o remoto, un campo avverso – quale quello della sinistra – ancora in cerca di collante e identità.
Il terzo ordine di significati forti riguarda senza alcun dubbio Alternativa Popolare. Un partito che – numeri alla mano – oggi può dirsi degno di nota e citazione solo in quanto, tutt’al più, partito del sindaco a Terni: giacché lo 0,39 ottenuto su scala nazionale lo colloca irrimediabilmente tra quegli “altri” che singolarmente non vengono nemmeno quotati. Persino al di sotto dello 0,4 ottenuto alle europee del 2019, quando ancora non c’era nessun “effetto-Bandecchi”… E comunque, zerovirgola per zerovirgola: uguale, zerovirgola.
Per tornare a Terni, i numeri di AP sono altri numeri che non ammettono repliche.
Quello che era il partito del sindaco, in quanto tale a Terni non esiste più: avendo perso, in meno di un anno, oltre tre quarti dei propri voti (dai 13mila 600 e rotti del primo turno delle amministrative-2023, ai 3600 attuali), con un 9,48 in città che lo colloca a distanze siderali da Fratelli d’Italia, dal centrodestra e, a seguire, anche dal Pd, persino al di sotto di un M5s in caduta libera. E poi: quello che per AP avrebbe dovuto essere un trampolino di lancio (proprio la postazione ottenuta nella Conca) per dare la scalata alla Regione, ha rivelato una gittata inferiore persino alla fionda-giocattolo di un bimbo, con quell’1,85 in tutta l’Umbria che non permette di scalare nemmeno il cornicione di casa, altro che i palazzi della politica a Perugia…
Un tonfo così radicale a tutti i livelli – amplificato dai boati che già sono deflagrati con le dimissioni di assessori di spicco della giunta-Bandecchi annunciate proprio in queste ore – in un mondo normale e tra gente normale, non potrebbe che generare obbligate autoanalisi. Peccato allora che parlare di ammissione di responsabilità e presa d’atto di un fallimento totale, per uno come Bandecchi o il suo vice Corridore, continui ad essere una contraddizione in termini. Peccato davvero: perché i numeri stanno comunque lì, a documentare senza se e senza ma il rifiuto della città per le volgarità e i pressapochismi da cui si è ritrovata subissata, l’arroganza, l’inconcludenza roboante, le figuracce infilate da Terni in tutti i media nazionali, l’assenza di progetto, la mistificazione di attribuirsi progetti altrui spacciandoli per propri, l’incapacità di mantenere un impegno che sia uno, l’offesa quotidiana delle regole del vivere civile…
Bruciare in pochi mesi i propri consensi riducendoli a meno di quarto di quelli che erano appena nel giugno scorso, pur avendo in mano in città le leve del comando, è un miracolo in negativo di cui in pochi sarebbero stati capaci. Ma – è l’altra faccia, la faccia buona, di questa medaglia – i numeri stanno lì a dimostrare la voglia di una città di voltare pagina e andare avanti, recuperare la propria dignità e lasciarsi alle spalle quello che, a tutti gli effetti, è stato solo un brutto incidente di percorso.