“Ho raccolto tutte le moleskine e gli appunti di viaggio che ho messo da parte in tanti anni, durante il lock down apro questi cassetti, riapro queste moleskine e scopro un’umanità che forse non ricordavo perché sono viaggi che parlano di avventure fin dalla giovinezza, da quando avevo diciotto o diciannove anni, fino ad oggi. È stata l’occasione per mettere un po’ a posto l’album dei ricordi. Poi ho presentato questa raccolta ad una casa editrice di Milano che ha ritenuto opportuno pubblicarla. Ovviamente l’abbiamo migliorata, l’abbiamo unita soprattutto dal punto di vista stilistico e ne è venuto fuori questo libro.”
Così racconta la nascita di ‘Per fortuna ci siamo persi’ (Edizioni Terre di Mezzo) Maurizio Serafini musicista marchigiano, noto anche per essere l’organizzatore del Montelago Celtic Festival, nonché il leader dei Mortimer McGrave, ma soprattutto un giramondo, un viaggiatore estremo. Il libro – presentato al Lilliput Pub di Terni dal giornalista Gianluca Diamanti con l’assessore comunale alla cultura Maurizio Cecconelli – si compone di 17 capitoli che narrano del proibitivo viaggio del 1991 nella Birmania della guerra civile, dei tre viaggi in Mongolia, Africa e India con gli autobus surreali di Fausto, un anziano fricchettone umbro, delle montagne dei Sibillini, quelle albanesi, quelle himalayane, quelle dell’Atlante, Santiago di Compostela, il Molise, la Valnerina, le isole deserte, le foreste pluviali.
“A volte basta, anche nella stessa città, un angolo diverso dalla strada che si percorre di solito per scoprire qualcosa di nuovo. A volte ce l’abbiamo così vicino la novità, basta avere occhi curiosi. Un atteggiamento troppo razionale non produce un risultato vorrei far vedere il mondo da un punto di vista altro, da un punto da un pensiero divergente. Quando i luoghi sono a portata di mano a volte non ce ne accorgiamo e a volte invece si creano dei luoghi che sono mediatici che portano le persone allo stesso posto e non c’è niente da scoprire. Questo pensiero divergente racconta proprio di una visione della vita che non si accontenta delle facili verità, delle verità imposte, ma è un percorso personale e non solo personale perché poi è condiviso con una comunità di persone, più o meno come me, che cercano uno spirito critico e non un’imposizione mediatica.”
Maurizio Serafini, come detto, è un musicista e in questo contesto di “perdita” si può inserire anche la musica.
“Vale per qualsiasi forma d’arte, per qualsiasi forma di pensiero. C’è il percorso critico consapevole e c’è il percorso indotto da un conformismo sociale.”