Un po’ sì. Il consiglio comunale di Terni chiamato a riunirsi per approvare atti importanti in scadenza il 31 luglio è andato deserto per le assenze nei banchi della maggioranza, in particolare quelli della Lega. C’è chi ha considerato che, sì, in fondo è l’ultima settimana di un luglio rovente, che qualcuno è costretto a stare isolato per questioni di Covid, che altri, risiedendo fuori Terni, non se la sono sentita di mettersi in macchina alle 3 del pomeriggio, con 40 gradi, per andare ad alzare la mano nell’aula di Palazzo Spada. In parte è così. Ma va pure detto che quella molla che dovrebbe spingere a fare un sacrificio, in fondo non insostenibile, per partecipare al governo di una città non è scattata con grande veemenza. Insomma certe assenze sarebbero un altro segnale mandato verso la stanza che si trova dal lato opposto di Palazzo Spada, quella del sindaco di Terni occupata – pro tempore – da Leonardo Latini.
In sostanza del malcontento serpeggia tra i banchi della Lega con qualche consigliere non troppo soddisfatto per il ritrovarsi troppo spesso a dover dire sì a provvedimenti o decisioni su cui non si è discusso o non si è discusso a sufficienza. Che uno dei tratti caratteristici dell’amministrazione. Latini sia quello di non eccellere nel sollecitare il confronto non è una novità anche se, francamente, le prime parole del nuovo sindaco (nel 2018) erano state incoraggianti, specie quando si impegnò ad essere il sindaco di tutti i ternani.
Ma col passare dei giorni, delle settimane, dei mesi… e col passare delle varie giunte (i rimpasti e l’assunzione di “peso” tra gli assessori non sono certo mancati in questi quattro anni) hanno fatto sì che quella stanza col tavolo a ferro di cavallo sia sempre più percepita – soprattutto dagli addetti ai lavori – come un bunker.
La situazione è abbastanza difficile, perché mentre Latini marcia convinto verso la ricandidatura per un secondo mandato, cominciano ad essere più d’uno i “vedremo” pronunciati da vari esponenti del centro destra. Lega compresa nonostante alcune posizioni ufficiali espresse a livello di manovratori (da Caparvi, segretario regionale, a Veller, responsabile per il ternano).
E così mentre i “vedremo” diventano più numerosi, il bunker diventa per reazione sempre più blindato dal sindaco e dal manipolo di suoi fedelissimi: amici personali di vecchia data di Leonardo Latini finiti nel frattempo a ricoprire incarichi di una certa rilevanza, e nuove amicizie, ma poche.
Ai “vedremo” già espressi si aggiunge quello dei Civici del centro destra, vale a dire quella formazione Civitas, nata qualche mese fa, che raggruppa numerosi amministratori umbri, presieduta dal sindaco di Orvieto Roberta Tardani e nata da una “intuizione” di Paola Agabiti che dei civici di centrodestra umbri è la punta di diamante, come assessore regionale data in crescita.
E gli alleati? Da Forza Italia è arrivato un se ne parlerà; dai Fratelli d’Italia un altro “vedremo”. Alleati, i Fratelli d’Italia, che a Terni brillano per il loro silenzio, quasi stessero sulla riva del fiume in attesa ecc. ecc. Più realisticamente, forse, si aspetta la “conta” offerta dall’occasione delle politiche di settembre dopo di ché è probabile che qualcosa diranno anche loro che tengono sulla rampa coi motori accesi il “missile” Orlando Masselli.
Certo è che gli appetiti sono più d’uno: tra chi vedrebbe comunque soddisfatta una vecchia bramosia, a chi sente vacillare il seggio senatoriale in seguito alla contrazione dei collegi e quindi degli eletti in parlamento. Riferimento palese, quest’ultimo che porta a Valeria Alessandrini: l’incrocio “miracoloso” di avvenimenti, di cadute in disgrazia, di collimazioni di orbite planetarie può sempre ripetersi. Ed allora perché non pensare ad essere la prima sindaca di Terni? Compito facile? Chissà? Nel caso – comunque – chiedere a Latini.