“La decisione del prof. Josè Maria Kenny di dimettersi dalla carica di consigliere comunale merita sicuramente rispetto ma conferma ancora una volta l’inadeguatezza della classe dirigente del Partito Democratico ternano che decise di candidarlo sindaco, rimanendo addirittura fuori dal ballottaggio. Una decisione, quella di allora, che mise la pietra tombale su ogni possibilità di ricostruzione dell’unità delle forze alternative che nei precedenti cinque anni avevano lavorato insieme all’opposizione e che ha seminato una scia di divisione che, al di là di estemporanei opportunismi di facciata, difficilmente potrà essere sanata.
Una unità, invero, già rotta da altri e per la quale i responsabili, di ogni partito, non hanno mai fatto autocritica politica o mai rassegnato le loro dimissioni, ma continuano imperterriti a garantire che terzi influenzino e condizionino i processi politici di tutti, ormai a sinistra appannaggio di pochi soliti noti.
Oggi viene confermato che quella di allora fu una decisione che, come denunciammo pubblicamente, aveva un unico obiettivo, pienamente raggiunto: rinsaldare un organigramma di partito, distruggere il rinnovamento che si era seminato e restaurare anche mediaticamente l’anestesia dell’ancien regime, servendosi di chi si pensava che non sarebbe stato di alcun ingombro. Il partito ancora una volta prima della città.”
È quanto si legge in una nota, molto critica, dell’associazione Terni Valley a commento della notizia che il professore Josè Maria Kenny si dimette dalla carica di consigliere comunale dopo essere stato candidato sindaco di una parte del centro sinistra.
“La scelta del candidato sindaco del Partito Democratico che oggi, dopo una lunga e già prestigiosa carriera, legittimamente preferisce andare all’estero per continuare a dedicarsi alla sua attività professionale dopo la pensione, anziché continuare a coltivare il mandato conferitogli dal corpo elettorale, ci ricorda perché il centrosinistra cittadino è ritenuto ormai da decenni inadeguato al governo della città.
Il risultato dell’ultima tornata amministrativa lo ha dimostrato plasticamente: la città, pur non volendo confermare la destra, ben si è guardata dal tornare in mano alla solita sinistra di decenni fa.
Noi, oggi come allora, riteniamo che la sinistra dovrebbe dare il buon esempio ed essere la forza del rinnovamento. Che i candidati sindaci non si improvvisino, che i leader non possano essere calati dall’alto, ma ci si diventi sul campo. Che la città non sia un albergo ad ore. Che la classe politica non sia migliore perché ad ogni tornata elettorale cerca ciò che non ha e si affida a chi non vive la città o alla prima occasione utile la lascia. Che non diventare sindaco non è un dramma e che servire la città e la sinistra come consigliere comunale sia un grande onore, benché faticoso.
Altre sono le generazioni a cui il centrosinistra doveva e dovrebbe guardare, non solo di età ma anche di mentalità. Tutto questo, ben sappiamo, mette a repentaglio le rendite di posizione di coloro che da decenni, come in un macabro gioco, continuano a condizionarlo. Fantasmi dell’opera che continuano a infestare la scena politica circondati da parvenu di fiducia.
Queste diverse generazioni, tuttavia, difficilmente si riavvicineranno a questo centrosinistra e non potrà di certo il trend nazionale venire in soccorso, essendo ormai dimostrato che Terni è un caso a sé stante, unico dal punto di vista politico nel panorama nazionale da molto prima di oggi. Serve che sia fatta tabula rasa ma chi deve essere cancellato resiste e chi dovrebbe cancellare purtroppo desiste.”