E’ bastata una frase di Heinrich Hiesinger, il numero uno della Thyssenkrupp, per far scattare sulla sedia vari politici nostrani e dare la stura a una serie di dichiarazioni preoccupate e allarmistiche fino alla richiesta di interventi da parte del governo italiano perché pretenda dalla Thyssenkrupp risposte precise sul futuro del sito siderurgico ternano: l’Ast. E’ quel che hanno fatto – tra altri –la presidente umbra Catiuscia Marini e il suo vice Fabio Paparelli, seguiti a ruota dal consigliere regionale di Forza Italia Raffaele Nevi.
Senza volerne sminuire l’importanza, alla fin fine Hiesinger ha detto un’ovvietà: ossia che la thyssenkrupp (adesso ad Essen il nome lo scrivono così, tutto in minuscolo) non ha in animo di cedere parti del proprio business: l’unico progetto di vendita riguarda lo stabilimento siderurgico Acciai Speciali Terni.
E’ una novità? Una notizia da barricate? A suo tempo, Ast era stata venduta a Outokompu con l’intera divisione acciai speciali della tk ma Outokompu dovette rinunciare all’Ast per non incorrere nelle regole antitrust dell’Unione europea. Proprio nel momento in cui ThyssenKrupp riprese Ast nel gruppo, l’intenzione espressa chiaramente fu quella di far sì che Ast diventasse un’azienda sana per collocarla, poi e semmai, favorevolmente sul mercato. Vendere sì, svendere no. La Tk si disse contraria a cedere a prezzo di saldo un’impresa seppure non più rientrante nel core business della multinazionale tedesca.
E quanto ha ricordato, ad esempio, l’amministratore delegato di Ast Massimiliano Burelli. “Da quando AST è tornata in thyssenkrupp nel 2014, l’azionista ha sempre dichiarato che l’azienda è un’importante risorsa, con un grande potenziale, ma non costituisce un asset strategico per tk, -dice Burelli – come ribadito ieri dall’AD di thyssenkrupp, Heinrich Hiesinger durante l’annuale conferenza stampa: questa è una valutazione che risale a più di tre anni e mezzo fa e si riferisce al ruolo della nostra Azienda all’interno di una visione strategica della thyssenkrupp”.
Ciò che invece non è stato finora riferito è quel che si è detto su Ast nell’annuale report di Tk agli azionisti, l’assemblea che ha preceduto la conferenza stampa in cui, probabilmente rispondendo a una domanda precisa, Hiesinger ha “ribadito” una notizia già nota.
Nell’illustrare i risultati positivi del gruppo per l’anno fiscale 2017-2018, riferendo del comparto Materials Services Hiesinger ha comunicato agi investitori che l’intera divisione ha aumentato significativamente il suo EBIT, ossia il totale dei guadagni prima di far fronte agli oneri finanziari (prima di pagare tasse e interessi, per capirsi), specificando che “un contributo positivo a tale aumento è stato apportato dalla società italiana AST”, la quale”nonostante la variabilità dei prezzi dell’acciaio inossidabile ha continuato a registrare buoni progressi” traendo giovamento dal piano di ristrutturazione aziendale.
L’Ast, quindi, non fa parte del core business di Tk, però porta guadagni che contribuiscono a tenere alto L’EBIT della divisione Materials Services. Almeno finora. E in futuro? Sempre agli azionisti Hiesinger ha riferito che certo, l’Ast corre rischi: “I siti produttivi della nostra unità AST sono esposti al rischio di cali di produzione, ma – ha aggiunto -noi stiamo contrastando questi rischi principalmente attraverso la manutenzione preventiva, la modernizzazione e gli investimenti”.
Cos’è cambiato, quindi, per l’Ast in questi giorni. Sembrerebbe proprio niente. O forse è cambiato il “clima” politico italiano, ormai decisamente elettorale.