La lettera che, per cessazione di attività, ufficializza il licenziamento collettivo di tutti i lavoratori della Treofan Italy è stata recapitata martedì 24 novembre: sono 142 persone, 3 della sede di Milano (2 dirigenti e un impiegato) e 139 di quella di Terni, 95 operai e 44 impiegati. L’azienda dice che non vi sono i presupposti per programmare “misure atte a fronteggiare le conseguenze sul piano sociale”.
La mobilitazione continua, ll picchetto davanti alla portineria del fu polo chimico ternano pure, le prospettive di soluzione sembra che non ci siano. Da mesi e mesi i lavoratori si danno da fare: sempre con una grossa dose di senso civico: proteste composte, presidi davanti alle sedi istituzionali, richieste di intervento del Governo, incontri al Ministero dello sviluppo economico e compagnia cantando. Niente si è mosso di una virgola.
Le organizzazioni sindacali Nazionali e Territoriali si riservano ora un’analisi delle comunicazioni della Jindal e delle motivazioni addotte. Con quali prospettive? Loro, quelli della Jindal, “sono” indiani, non è che ci fanno.
La stranezza è che la produzione che farebbe la Treofan se continuasse ad essere operativa è utilizzata in tutto il mondo. E chi meglio di chi un prodotto l’ha inventato può essere in grado di produrlo, innovarlo, svilupparlo? Possibile che non si trovi un qualche imprenditore che fiuti l’affare e che avvii la produzione del – per capirsi – cellophane? Possibile che non si riesca, da parte delle Istituzioni e delle forze politiche a farsi sponsor?
La Lega è scesa in campo lunedì 23 al momento della mobilitazione degli operai Treofan: c’erano quasi tutti. Ma sembra che mancasse il sindaco forse tradito dall’incertezza, semmai, tra il partecipare come esponente della Lega o nella veste di sindaco di Terni. Adesso arriva persino Forza Italia che si muove con l’onorevole Raffaele Nevi, deputato ternano, Francesco Ferranti, presidente del consiglio comunale, Lucia Dominici capogruppo a Palazzo Spada. “A fronte delle drammatiche evoluzioni della vertenza Treofan e della esasperazione dei lavoratori che stanno vivendo un vero e proprio incubo – dichiarano i consiglieri comunali di Forza Italia Francesco Maria Ferranti e Lucia Dominici- questa mattina abbiamo chiamato i parlamentari umbri di Forza Italia, Raffaele Nevi e Fiammetta Modena, affinché tornino a far sentire la loro voce nei confronti del governo, in particolare del ministro delle Attività produttive. Dai nostri onorevoli abbiamo avuto massima disponibilità”.
“Solo un intervento del governo, infatti, a questo punto può sortire effetti su una proprietà che sembra sempre di più correre sulla strada della delocalizzazione, con un annullamento del sito produttivo di Terni. Si tratterebbe di una sciagura per un territorio già duramente colpito da questi fenomeni, che chiede, invece da tempo, una decisa inversione di tendenza”, continuano Ferranti e Dominici. Una faccenda ritenuta molto seria. Giustamente. Chissà, forse proprio per questo richiederebbe qualcosa in più di una telefonata di sollecito ai deputati amici.
La Lega ha chiesto anch’essa che il Governo si dia da fare ed i senatori ternani, Lucidi e Alessandrini, a Palazzo Madama lo hanno chiesto ad alta voce.
Il Pd (Partito Democratico) non è che abbia brillato per iniziativa e verve: eppure un qualche capogruppo dovrebbe avercelo, potrebbe anche lui fare – quantomeno – un po’ più di chiasso, ma forse è frenato dal fatto che lui non ha manco qualcuno a cui telefonare, visto che il senatore che il Pd riuscì miracolosamente ad eleggere sembra sparito nella calca dei senatori di Italia Viva. Il M5S? Pervenuto solo qualche sussulto. Fratelli d’Italia? Non pervenuto.
Alla fine, forze sindacali a parte, coloro che hanno mostrato l’impegno maggiore sembrano essere altri lavoratori in bilico: quelli delle acque minerali Sangemini e Amerino che hanno scritto quella che i sindacati definiscono una “pagina di solidarietà davvero bella”. “Qui non ci sono due vertenze separate, qui ci sono centinaia di lavoratori e di famiglie di uno stesso territorio ai quali stanno togliendo il lavoro. Dobbiamo lottare insieme per far sì che chi ci governa difenda le nostre fabbriche e il nostro futuro”. Una pagina scritta dai lavoratori di tre aziende della provincia di Terni distanti tra loro solo pochi chilometri, seppure in tre comuni diversi. Se poi si fa per un attimo mente locale e si mettono dentro le incertezze legate alla vendita dell’Ast, beh un qualche campanello d’allarme si dovrebbe mettere a suonare nella mente dei governanti locali, specie in quelli del capoluogo. I quali – beati loro – nel frattempo si sperticano in complimenti ai commercianti del centro i quali hanno messo delle bellissime luminarie natalizie. Ma anche loro, i commercianti del centro e non solo del centro, si aspetterebbero qualcosa in più che un bella stretta di mano.