Il prossimo martedì, 19 gennaio, ci sarà un incontro, l’ennesimo, con il Ministero dello Sviluppo Economico per capire se la pressione del Mise nei confronti della Jindal ha sortito gli effetti sperati: si cercherà di svincolare l’interesse della multinazionale indiana rispetto alla fabbrica ternana. I lavoratori sperano che vi sia una qualche evoluzione della vicenda, con altre aziende interessate una volta che si sono liberati tutti i vincoli per ripartire. Manco a dirlo che i lavoratori si accontenterebbero anche di altre produzioni a patto che la fabbrica riparta in qualche maniera. Il sindaco Leonardo Latini ha ripreso i contatti con l’assessore regionale allo sviluppo economico per continuare la pressione sulla Treofan e lo stesso ha fatto la presidente della regione dell’Umbria, Tesei, col collega Emiliano della Regione Puglia. Ma oltre a questo al momento niente è sul tavolo: d’altra parte nessun imprenditore correrebbe ora al capezzale di Treofan ben sapendo che potrebbe prendere l’intero complesso con un tozzo di pane una volta che la fabbrica sarà chiusa. A meno che…. A meno che non vi siano dei contributi specifici per quell’area ma questo è compito precipuo della politica e delle istituzioni.
Per questo la speranza di una continuazione con la produzione del film di polipropilene è legata ad un filo, e pure esile.
Rimane la spinta che potrebbe dare la Novamont, ma in quel caso si parla di un numero esiguo di lavoratori da occupare. Però sarebbe sempre meglio che niente e comunque farebbe ripartire in qualche modo il Polo chimico ternano, rioccupando nuovi spazi.
Il giorno successivo, il 20 gennaio , incontro anche col Ministero della Previdenza sociale per dirimere tutte le questioni inerenti l’accesso alla cassa integrazione a partire dal prossimo mese di febbraio quando scadrà il rapporto di lavoro tra la Treofan e i 140 lavoratori direttamente a libro paga.