AGGIORNAMENTO
L’epilogo era, purtroppo, scontato: gli indiani della Jindal non hanno mollato di un pollice ed hanno messo sul tavolo della trattativa una decina di migliaia di euro per tutti i lavoratori della Treofan a patto di poter disporre a piacimento dei loro macchinari, che ora saranno trasferiti in altre sedi, presumibilmente in Olanda. Ci sarà anche un anno di cassa integrazione. Finisce qui la storia del film polipropilenico ternano nonostante le battaglie di questi mesi: i sindacati hanno preso quello che hanno potuto prendere, con grande realismo, senza impelagare i lavoratori in azioni più problematiche e senza, come era stato fatto all’inizio da qualche sigla, illuderli che si sarebbe potuto tornare a lavorare quella sottilissima lamina di plastica che chiamano film.
Ovviamente, le provvidenze non interesseranno le aziende dell’indotto che dovranno sopportare il peso più duro della vertenza: sono almeno altri centocinquanta lavoratori che hanno fatto la parte dei fantasmi perché di loro nessuno si è potuto interessare.
Ora si apre una strada tortuosa, che potrebbe avere anche, in pochi ci credono, però, uno sbocco felice, se tutti tireranno dalla stessa parte: Ministero dello Sviluppo Economico e Regione: prevista intanto la nomina di un advisor per la reindustrializzazione, una bella parola con parecchi vincoli e che a Terni ha dato sempre pochi frutti. Intanto non vi dovranno essere in quel capannone produzioni in concorrenza con la Jindal e per tutto il resto alla stessa multinazionale indiana rimarrà l’ultima parola se la produzione che si sceglierà sarà di gradimento. Di fatto rimarrà disponibile il solo capannone industriale, che non è poco ma a ben vedere nemmeno tanto, perché dentro il perimetro di quella che era la Polymer ve ne sono molti altri.
Ricomposta anche la controversia tra sindacati che aveva visto Cisl e Uil fare la parte dei realisti mentre la Cgil insieme alla Ugl cercare di mantenere il braccio di ferro con la Jindal. Poi tutti hanno capito che la battaglia poteva avere solo quella direzione e hanno cercato di prendere il più possibile. Ovviamente anche le previste cause contro la Jindal per la presunta acquisizione dei contributi impropri dovrebbero cadere anche se rimane impregiudicata la possibilità da parte dei lavoratori di fare causa. I lavoratori hanno musi lunghi. Si erano resi conto del finale ma questo non li ha certo tranquillizzati: per loro la solita trafila, cassa integrazione, mobilità, ricerca di nuovo lavoro, la speranza che qualcuno possa avere interesse a ripopolare quel capannone industriale: gli indiani della Jindal hanno sprofondato un intera città in un incubo.
AGGIORNAMENTO
Si sta concludendo l’incontro fra i sindacati e l’azienda per la vertenza Treofan.
Da quanto si apprende sarebbe stato raggiunto un accordo fra le parti. Sui termini dell’accordo si è alla definizione dei dettagli.
AGGIORNAMENTO IN CORSO
Si è concluso al Ministero del lavoro l’incontro fra i sindacati e l’azienda per la risoluzione della vertenza Treofan. E’ stato raggiunto un accordo che prevede 3 punti:
1 anno di cassa integrazione
7 mensilità nette per tutti i lavoratori (con la possibilità di spalmarle sulla cassa integrazione)
La reindustrializzazione dell’area purché non in concorrenza con i prodotti Jindal. La multinazionale rileverà tutti i macchinari presenti nello stabilimento.
E’ il massimo che si è potuto ottenere.