Di Chiara Furiani
Quest’anno UJ festeggiava il suo cinquantesimo genetliaco, un anniversario davvero importante, e forse qualcuno – me compresa – si aspettava qualcosa di più, qualche coniglio in più dal cilindro.
Ad esempio quel Lenny Kravitz che doveva esibirsi nel 2020, poi cancellato causa covid, s’era sperato di vederlo materializzarsi di nuovo nel programma 2023, e invece no, ci hanno rifilato Mika.
In compenso Carlo Pagnotta ha voluto concludere il festival in grande spolvero con una vera star del blues moderno, Joe Bonamassa.
2 ore scarse di energia pura ed ennesimo sold out – anche Perugia, come Spoleto, ha fatto un bel pienone di incassi quest’anno.
Uno show coi fiocchi, all’americana, una colonna sonora tosta, ruspante e piaciona, che immaginiamo perfetta per un viaggio on the road sulle ampie highway degli States.
2 coriste spaziali, una band vigorosa, con l’hammondista che – racconta Bonamassa – a UJ c’è già stato 38 anni fa, al seguito di – udite udite – Stevie Ray Vaughan, mica uno a caso.
Una conclusione coi fiocchi quindi, che il pubblico ha mostrato di gradire, per un festival che forse non è stato del tutto all’altezza della importante ricorrenza da festeggiare, ma che comunque al Santa Giuliana – e non solo – ha regalato diversi bei momenti da incorniciare.
Oltre agli artisti già citati precedentemente, impossibile non accennare a Ben Harper.
Il cantautore folk-blues americano, che viene spesso a cantare in Italia, era per la prima volta a UJ, ma a Perugia si è dato davvero da fare.
Se qualcosa gli si può imputare è a tratti un difetto di tenuta energetica e un eccesso di sentimentalismo.
Al Santa Giuliana invece l’artista ha dato veramente il suo meglio, ha tirato fuori tutto il suo carisma e la sua storica band, gli Innocent Criminals, hanno fornito un back up compatto e poderoso.
Ospiti in un brano Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi, a loro volta protagonisti di un proprio concerto nell’arena festivaliera.
Bravissimi come sempre, soprattutto la Giddens è una cantante di rara intensità, ma inspiegabile la scelta di riproporre pari pari l’identica scaletta già sentita al Festival di Spoleto appena una settimana prima.
Da un’artista di tal fatta uno scivolone del genere risulta davvero incomprensibile.
E poi c’è il Jazz, quello vero, quello che, nonostante la virata “poppettara” degli ultimi anni a UJ, continua ostinatamente a far capolino tra le pieghe del cartellone perugino. Per fortuna.
Il pianista Brad Meldhau col suo trio ha intessuto pagine di intenso lirismo, e persino nei momenti più intimi al Santa Giuliana non volava una mosca.
A seguire, Il sassofonista Brandford Marsalis è apparso forse musicalmente più prevedibile, più mainstream e meno profondo.
Non si può dimenticare poi la benefica incursione degli Snarky Puppy.
Il notissimo collettivo, tra le realtà più dirompenti della scena jazz recente, è stato più volte a Perugia, ma ogni volta lascia il segno.
Jazz, funk, rock, in una parola, fusion: nel calderone degli SP tutto si fonde mirabilmente e la temperatura è sempre altissima, senza un attimo di cedimento e senza soluzione di continuità.
L’esperienza è esaltante e anche il live di di questo UJ 2023 non ha fatto eccezione.
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