La Chiesa di San Pietro a Terni, una delle più antiche della città, è un piccolo gioiello d’arte. Risale al II secolo, quando il vescovo Sant’Antimo fece erigere la prima chiesa, destinandola a sua cattedrale. Nel 1200 arrivarono gli agostiniani chiamati dal vescovo Tommaso a guidare la parrocchia di San Pietro del Tirio (così intitolata a quell’epoca). Successivamente l’edificio, non rispondendo più alle esigenze di una corposa comunità, fu ricostruita quasi completamente e dotata di un convento. La chiesa è a navata unica con abside poligonale e conserva bellissimi frammenti della decorazione pittorica originaria. In particolare c’è la straordinaria “Dormitio Virginis” riferibile al cosiddetto Maestro della Dormitio di Terni, dell’ultimo trentennio del 1300. Ma San Pietro ospita anche importanti affreschi databili tra il XIV ed il XV secolo, di rilevante valenza artistica.
Qualche mese fa sono iniziati i lavori di restauro e consolidamento della copertura absidale e laterale della chiesa parrocchiale deteriorate dagli attacchi del tempo, con serie conseguenze anche per le sue parti interne. Lavori che si sono conclusi e sono stati presentati presso la sede della Fondazione Carit a Palazzo Montani Leoni in corso Tacito, insieme alla vicenda storica del complesso agostiniano, ai recenti restauri dell’organismo edilizio e dei cicli pittorici eseguiti sempre con il contributo della Fondazione, alle criticità attuali dovute agli impropri utilizzi del prezioso complesso. Ricordiamo, infatti, che parti del convento sono destinate ad uso civico e alloggiativo, così come il chiostro e diverse parti della chiesa appartengono a diversi proprietari, con usi e destinazioni diverse e tanti problemi irrisolti.
Intervista all’architetto Paolo Leonelli progettista e direttore dei lavori