“Più di così lo Stato non può fare in materia di stupefacenti. Abbiamo condotto tante operazioni, abbiamo numeri superiori alla DDA, ma la richiesta è alta. Siamo un po’ stanchi di raccontare queste cose, siamo amareggiati”.
È uno sfogo amaro quello del Procuratore Capo Alberto Liguori a margine della conferenza stampa nel comando provinciale di Terni dei carabinieri per illustrare l’operazione “Mastro birraio” che ha portato all’arresto di 12 persone.
“Il mio, ha aggiunto, è un S.O.S. alle forze sane di questo territorio. Questa città deve sviluppare una riflessione nelle sedi competenti. Siamo pronti ad offrire le conoscenze che abbiamo acquisito, siamo pronti a confrontarci con tutti. Noi non facciamo prevenzione, siamo di supplenza a carenze altrui. Nell’operazione “Mastro birraio” abbiamo visto che molti degli arrestati sono irregolari sul territorio nazionale. Lo Stato si interroghi su questi perenni irregolari ai quali i ternani garantivano la logistica per la loro attività di spaccio: lo straniero non ha la patente per poter andare a prendere la droga quindi ci va il ternano, lo straniero non può prendere in affitto un’appartamento quindi lo prende il ternano e così va. Un’organizzazione diretta da magrebini con i ternani subordinati, al loro servizio. Ma questi molti di questi soggetti sono a piede libero nonostante abbiano compiuto vari reati legati non solo agli stupefacenti, ma anche ad altro, hanno vari carichi pendenti. Così non può andare, a fine corsa si deve espiare la pena. E per questo stato di cose io devo fare un incontro tecnico con i miei colleghi, nel mio ufficio deve cambiare il metro di lavoro. Perché quello che accade oggi è inaccettabile”.
Il Procuratore è tornato anche sulla tragedia dei due adolescenti morti dopo aver assunto, presumibilmente del metadone.
“L’affidamento terapeutico domiciliare del metadone ha un percorso? Si accompagna a delle linee guida? Quel metodo è censito? Abbiamo il dovere di fare queste verifiche, di accertare se il tossico è affidabile. Sarebbe interessante verificare quanti tossicodipendenti frequentano il Serd di Terni, in quali quartieri vivono. È tempo di interrogarci. Quanti Aldo (l’uomo che ha ceduto il metadone ai due adolescenti morti) abbiamo per quartiere? Quanti Aldo frequentano i 15enni? Da inchieste come quella di oggi si possono ricevere informazioni utili per fare prevenzione. Come sono i quartieri dove si svolge maggiormente lo spaccio? Si dovrebbe capire chi li frequenta, perché li frequenta, ci sono gli incontri adulti/giovani? Mettiamoci intorno ad un tavolo, ognuno ammetta le proprie responsabilità e ripartiamo ricordandoci che abbiamo partita facile perché i giovani sono con noi. I giovani sono vittime, persone offese, ma nel contempo sono protagonisti perché ti raccontano tutto, uno spaccato di informazioni che a noi serve, per poterlo veicolare ognuno nel proprio lavoro”.