100 anni fa, oggi, nasceva il Partito Comunista Italiano. Nasceva da un scissione dal Partito Socialista Italiano.
Luogo che avrebbe segnato la storia della sinistra italiana, Livorno, e più precisamente due teatri. Il Teatro Goldoni dove si stava svolgendo il 17° congresso del Partito Socialista e il Teatro San Marco dove si recarono, intonando l’internazionale, i delegati comunisti per dare vita al congresso fondativo del Partito Comunista d’Italia.
Sandro Corsi è stato iscritto al P.C.I. , il perché di una scelta e le persone che ha conosciuto negli anni della militanza.
“Perché un ragazzo agli inizi degli anni 70 sceglie di essere comunista anche se ancora non nel PCI?
Una risposta alla mia domanda “cos’è il comunismo ” la diede un educatore cattolico ad un campeggio con Don Antonio Maniero, era ed è, Walter Castelli che mi spiegò “se c’è una torta e siamo in 8,la dividiamo in parti uguali per 8”. Mi piacque questa idea ed anche sulla spinta egualitaria evangelica diventai “comunista” a 12 anni.
Nei primi anni 70 il P.C.I. appariva a noi studenti liceali distante dal nostro naturale spirito ribellistico quindi aderii a Potere Operaio, allora unico soggetto a Terni alla sinistra del P.C.I., poi con il rapimento del giudice Sossi aprii gli occhi sull’opacità e pericolosità di alcuni rapporti con le Brigate Rosse e mi orientai nella sinistra extraparlamentare verso il PdUP per il Comunismo e , ventenne, entrai nel Comitato Centrale.
Mi spinse l’adesione al P.C.I. , oltre il carisma della figura morale di Berlinguer, l’evento tragico del rapimento Moro e soprattutto l’omicidio, sempre opera delle Brigate Rosse, di Guido Rossa, operaio, sindacalista ed iscritto al P.C.I.
Quell’omicidio mi spinse a 25 anni a chiedere la tessera del P.C.I. nella sezione Concetto Marchesi. E’ da lì che ho iniziato a conoscere gli uomini e le donne del P.C.I. di cui oggi ricordiamo e giustamente celebriamo il centenario dalla fondazione e sono queste persone e la loro serietà, irreprensibilità, il loro illimitato spirito di sacrificio e servizio, il loro amore per la conoscenza, lo studio e la dedizione verso gli altri che mi hanno segnato e formato nella vita, e come me, tanti altri giovani.
Questi comunisti italiani in carne, ossa e cuore, non la pur consistente ideologia.
Voglio ricordare alcuni di costoro, in memoria e in vita, certo scusandomi per tanti e tanti altri meritevoli di sottolineatura sia a livello locale che nazionale ,non citati.
Zeno Leti, segretario di sezione e lavoratore inappuntabile che scherzando mi raccontava di aver “subito” un richiamo dal Partito per aver giocato la schedina al Totocalcio e quindi diffidando sul futuro ed “imminente” esito rivoluzionario; a Zeno associo, per dedizione incommensurabile verso il Partito, Lodovico Montani; Rodolfo Custodi, eccellente impiegato del Mulino di Amelia che mi insegnò a separare sempre la cassa dall’amministrazione, ammonimento che ben seguo ancor oggi; sua moglie Anna Lizzi prima donna eletta in Regione e pioniera instancabile di tutte le battaglie per i diritti delle donne e non solo; Ettore Proietti Divi sindacalista-operaio che ha sempre messo le battaglie per i lavoratori anche prima degli obiettivi del partito; Ambrogio Filipponi che nominato presidente della Lega delle Cooperative di Terni , senza che nessuno glielo avesse chiesto, si dimise dal caldo posto di impiegato in Regione attraversando poi duri periodi per se e i suoi cari; Ines Faina, Graziana Bartolucci donne di carattere, di principi e grande rigore morale; Spartaco Capitali integerrimo amministratore del partito; Sante Carboni , partigiano e poeta, viveva in due stanzette senza riscaldamento fra la ferrovia e i campi dietro lo stadio, la domenica mi aspettava con il caffè quando gli portavo l’Unità.
Del pari era l’accoglienza di Torquato e Lidia Secci , fra libri ed antiche stampe nella loro casa in via Vico.
Come non ricordare i due eminenti Sindaci di Terni, Ezio Ottaviani che ho poco conosciuto ma di cui me ne hanno sempre parlato in profonda stima e di lui scritto autorevoli personaggi come Alberto Provantini e Franco Giustinelli e Dante Sotgiu, iscritto alla mia sezione, “il professore”, persona di moralità e cultura assolute ed ineguagliabili.
Un passaggio alla recente memoria verso un eclettico ed intelligente amministratore come Mario Cicioni ed un pensiero alla cultura e rettitudine di Claudio Carnieri ma soprattutto una sottolineatura per Giorgio Stablum che non ha mai chinato la testa di fronte ad alcuno e con il quale è un piacere ancora chiamarsi e riconoscersi con la bella e fraterna parola di “compagno”.
Questi sono stati per me i comunisti italiani e sono orgoglioso di essere stato un iscritto e dirigente di questo partito mantenendo sempre le annuali tessere delle sue successive derivazioni, PDS, DS, PD.
Non ho indicato e chiedo venia importanti personaggi ed amministratori non direttamente conosciuti o provenienti da altre forze politiche.
Oggi che della sua nascita si celebra il centenario, importantissimo anche per l’ Italia e la sua liberazione, rimangono inalterate le ragioni delle battaglie per gli ultimi, gli esclusi, coloro che non hanno voce ovvero le ragioni di una sinistra che purtroppo non c’è più e da oggi, a 66 anni, sarò un semplice “iscritto” ideale a questa sinistra tutta da costruire ma senza più tessere di partito, mai dimentico di questi uomini e donne esempi di lotta per il socialismo e le libertà, per me e tanti; ed in ciò un ultimo pensiero ad Emanuele Macaluso un vero riformista italiano, fine uomo politico e di cultura mai settario, garantista e combattente mai domo, scomparso in questi giorni”.