Stava male. Molto male da tempo. E non sono bastate le vicinanze e l’amore della sua famiglia, di tanti come me, che l’hanno conosciuto a fondo e che seguivano la sua lotta da lontano, quasi intimiditi. Conosciuto ed apprezzato come giornalista e come uomo, due facce che si compenetravano in maniera assoluta. Passionale, a volte irascibile, con simpatie improvvise ed altrettante improvvise messe al bando, tutto in maniera chiara, giustificato dalle colonne del “suo” giornale.
Giornalista delizioso: nessuno, a memoria, più di lui ha incarnato l’anima ternana di quei fogli, i più importanti della città, che facevano opinione ogni mattina. Qualcuno potrebbe anche obiettare che, chi si è seduto sulla sua poltrona una volta andato in pensione, non era nemmeno di Terni. E ci si è visto. Invece lui, che era di San Giovanni, a Terni c’era nato e conosceva a menadito ogni aspetto, ogni commerciante, quasi ogni suo lettore e, si può anche dire ogni pettegolezzo, senza rifuggire dalle polemiche, il sale della sua direzione trentennale, la più lunga della storia del Messaggero. Riusciva a centrare notizie, storie, personaggi, curava ogni articolo in maniera maniacale e pure quelli della pletora di collaboratori che per un certo momento erano addirittura una trentina.
Era suo il dono leggerezza del racconto, ineguagliabile, dote esaltata anche nei suoi libri dove trapelava il suo amore per Terni e la sua voglia di farne partecipi tutti. Addio Walter, sei stato un vero maestro!