Sullo sfruttamento delle acque, sulle concessioni, sulla distribuzione delle risorse derivanti dai canoni idrici interviene Pierpaolo Marconi, già vice presidente di Lega Ambiente Terni
DI PIERPAOLO MARCONI
Ho letto con interesse l’intervento di Italia Nostra con il quale si chiedono benefici per i cittadini di Terni, in quanto vittime dei danni prodotti dall’Enel e visto che con le nostre acque guadagna 500.000 euro di ricavi al giorno senza un tangibile beneficio per il nostro territorio. Mi sembra di notare un’analoga posizione di quanto abbia detto e chiesto il Movimento Cinque Stelle a Terni, addirittura facendo un paragone, alquanto fuori luogo, con la Basilicata dove usano il gas. In un momento in cui tutti chiedono energie alternative al gas, al petrolio e al carbone e il “nuovo” governo a trazione Meloni parla ancora di nucleare e di nuove trivellazioni in Adriatico. Per quanto riguarda i 500.000 €/giorno sono un ritornello (prima si parlava di un miliardo di vecchie lire al giorno) che si sente da 25 anni ma non è così, soprattutto da quando le regioni Umbria e Lazio hanno raddoppiato i canoni demaniali e tutti gli enti locali stanno reclamando l’adeguamento dei sovra-canoni per tutti gli impianti. Se un tempo le aziende elettriche avevano buoni margini (mai come si racconta), ora non è più così da diversi anni.
C’è un altro particolare: ogni volta che gli impianti hanno cambiato proprietà le istituzioni non sono mai intervenute per interloquire con le società venditrici per negoziare eventualmente contropartite.
Ma il territorio ternano deve gran parte della sua identità alle acque: una realtà complessa e unica, attraverso la quale si può leggere l’evoluzione sociale ed economica di questa città.
La storia delle acque nel territorio di Terni comprende tutte le numerose opere idrauliche, edifici di presa, bacini di decantazione, dighe mobili, imponenti condotte forzate, che, assieme alle centrali idroelettriche e alle reti di distribuzione, segnano in modo così netto e singolare il territorio all’imbocco della Valnerina. Comprende altresì il lago di Piediluco, suggestivo specchio d’acqua diventato lago-serbatoio con una funzione di compensazione del complesso sistema idrico, attraverso il lungo canale di derivazione dal Medio Nera.
Nell’area del corso del Nera si estende un sistema di impianti idroelettrici che utilizza le risorse del fiume Nera e dei suoi affluenti.
Lungo l’alto e medio corso del Nera, ovvero dalle sorgenti alla Cascata delle Marmore (da quota 635,0 a 166,3 metri) sono in funzione gli impianti di produzione di Visso, di Preci, di Triponzo, Ponte Sargano (sul Vigi). A seguire nei pressi di Borgo Cerreto è in esercizio una stazione di pompaggio che riporta l’acqua dal Nera nel canale-galleria di 42 km che, proveniente da Triponzo, transita cinquanta metri più a monte convogliando le acque del medio Nera, del Vigi e del Corno nel lago di Piediluco. Senza dimenticare l’importanza strategica di questi bacini, di cui fanno parte anche il Salto e Turano in caso di alluvioni e esondazioni.
A valle del lago, un canale artificiale immette le acque del medio Nera e del Velino nelle opere di presa dell’impianto di Galleto-Monte Sant’Angelo nei pressi di Papigno. La Centrale di Galleto con la sua Potenza installata di 337 mw è un impianto di regolazione (cioè risponde alle maggiori richieste di energia nelle ore di punta, cosa che non potrebbero fare le centrali termoelettriche) tra i più importanti d’Italia.
Questo è una ricchezza inestimabile che possiamo vantare solo noi del centro Italia, solo in alcune regioni del Nord, vicino alle Alpi, si possono trovare analoghi patrimoni di energie pulite.
La domanda che consiglierei dovrebbe essere questa: E’ possibile una piena valorizzazione del Lago di Piediluco e della Cascata delle Marmore nell’ambito di una pianificazione urbanistica intelligente e alla presenza dell’Enel che usa queste risorse ai fini produttivi? La mia risposta è sì. Intanto l’Enel, in questi anni, sollecitata dalle varie amministrazioni comunali e provinciali in particolare modo negli anni 85-90 con il sindaco Giacomo Porrazzini, ha risposto positivamente. Fu chiesto ed ottenuto da Enel uno studio sulla qualità delle acque del lago, costato all’epoca due miliardi di vecchie lire, studio che consentì di considerare il lago un’ambiente eutrofico, ma non per le escursioni dovute all’uso idroelettrico ma ai nutrienti provenienti dagli impianti ittiogenici insediatisi lungo l’alto Nera e anche le acque del Velino presentano valori molto elevati di fosforo ed azoto derivanti dagli sversamenti dei reflui dei centri urbani e degli insediamenti zootecnici del bacino nonché dagli apporti diffusi dovuti alle concimazioni connesse con l’agricoltura intensiva locale.
Italia Nostra dovrebbe sapere che all’epoca fu redatta anche una Convenzione che limitava le escursioni per evitare danni alle abitazioni vicino alle sponde del lago ed oggi nonostante che, in base a questo accordo, fosse possibile un’oscillazione massima di un metro e venti centimetri, in questi ultimi decenni non si è mai andati sopra gli 80 cm. Proprio per non procurare danni. Nella Convenzione sono previsti più ore delle aperture anche notturne e con la Cascata illuminata (opera inaugurata dal presidente Chicco Testa estate 1998 e finanziata integralmente dall’ENEL). In quegli anni sono state anche realizzate opere di consolidamento delle abitazioni vicino alle sponde del lago con dei camminamenti che hanno abbellito il paesaggio. C’è da ricordare che tutto nasce nel 1929 con la soc. Terni Servizi elettrici, La sua funzione era, all’inizio, quella di soddisfare le esigenze di energia elettrica delle acciaierie di Terni e delle altre industrie presenti nel territorio. Quando negli anni 60 ci fu la nazionalizzazione la soc. Terni mantenne per decenni, a compensazione, tariffe agevolate per la produzione di acciaio, poi intervenne l’Europa che ebbe a ritenere che queste agevolazioni si sarebbero configurate come aiuti di Stato e quindi sono venute meno. Comunque la Regione dell’Umbria in questi anni ha legiferato per favorire lo sviluppo e la valorizzazione dei territori su cui afferiscono le attività di impianti di grandi derivazioni di acque pubbliche ad uso idroelettrico. Grazie a questa legge, per esempio, è stato finanziato il nuovo Centro Remiero di Piediluco.
La grande questione su cui interrogarsi è una e una soltanto: dopo la nazionalizzazione i canoni per le concessioni per l’uso di acque pubbliche ternane sono stati sempre incassati dalla Regione? Di questi soldi quanti sono stati investiti nel ternano??
Ora tali concessioni debbono essere rinnovate. Vi è la possibilità di fare giustizia di tale distribuzione sperequata di risorse il cui uso dovrebbe essere finalizzato a sostenere investimenti in energie rinnovabili per la transizione energetica, come per esempio, l’idrogeno verde, su cui l’Enel è già fortemente impegnata, sapendo che l’Umbria è l’ultima fra le regioni italiane sul percorso della decarbonizzazione e della neutralità climatica.
Idroelettrico di Terni, Italia Nostra Umbria: uno scippo legalizzato, cosa intende fare la giunta regionale?
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https://terninrete.it/notizie-di-terni-italia-nostra-i-ricavi-del-polo-idroelettrico-di-t/
Il caso Piediluco e la beffa delle concessioni idroelettriche a “Mi manda Rai3”