La Confartigianato di Terni esprime forte preoccupazione perché manca ancora una consapevolezza diffusa della portata delle conseguenze che Il caro-energia sta determinando nell’economia italiana e del nostro territorio in particolare.
L’ufficio studi di Confartigianato nazionale ha stimato che l’attuale livello dei prezzi dell’energia mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese appartenenti a 43 settori con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano.
Nella provincia di Terni sono a rischio 3.078 medie e piccole imprese (il 19,4% del totale) e 11.057 addetti (il 21,8% del totale).
“Le dinamiche attuali dei prezzi sono economicamente insostenibili per le imprese, prevediamo – scrive l’associazione di categoria – problemi alla continuità produttiva già dall’inizio dell’autunno, con la connessa necessità di ricorso alla cassa integrazione: le imprese non ce la fanno più”.
Sempre l’Ufficio Studi Confartigianato ha svolto una elaborazione (su dati Arera, Enea, Gme, QE, Eurostart, Terna) che evidenzia un incremento dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica da agosto 2021 ad agosto 2022 del 383,1%, del prezzo al consumo del gas dal terzo trimestre 2022 al quarto trimestre 2022 di oltre il 100%. Un incremento esponenziale così prolungato dei costi energetici rende inutile e perfino pericoloso dal punto di vista dell’equilibrio finanziario delle imprese ricorrere anche alla semplice rateizzazione delle bollette.
“Sarà un autunno difficile dal punto di vista sociale – avverte Mauro Franceschini Presidente di Confartigianato Terni – con imprese, da un lato, non più in grado di garantire lo stesso livello di produzione e di occupazione e con famiglie, dall’altro, che vedranno contrarsi i redditi e aumentare enormemente i prezzi al consumo. Il governo e gli enti locali devono porre in essere interventi immediati sui meccanismi di propagazione dell’inflazione e per sostenere le piccole medie imprese.”
Lucio Belli Presidente della categoria panificatori di Confartigianato Terni esprime forte preoccupazione per il futuro prossimo del settore: “Anche se per il momento non ci risulta rilevante il fenomeno dei fermi della produzione nel nostro territorio, rileviamo però il sostanziale abbandono dei programmi di investimento, anche di quelli avviati. I panificatori sono stretti nella morsa dei rincari dell’energia e dei rincari delle materie prime: da gennaio a oggi si sono verificati rincari continui delle materie prime che hanno percorso l’intera catena della produzione dei prodotti da forno (farine +70%, strutto +163%, lievito di birra +85%, mozzarella +40%). I panificatori sanno perfettamente che non è possibile ribaltare integralmente questi rincari sul prezzo di vendita dei beni essenziali per le famiglie e quindi sono a rischio gli equilibri economici delle imprese del settore.”