Centro per l’impiego di Terni nell’occhio del ciclone. Quanto accaduto negli ultimi giorni continua a sollevare reazioni e polemiche.
Il centro per i diritti del cittadino “Codici” ha inviato una lettera a Regione Umbria e Provincia di Terni, in cui fra l’altro chiede la convocazione di un tavolo di confronto con le istituzioni.
“Ci riferiamo a quanto accaduto in data 19.01.2018 presso il Centro Per L’impiego di Terni e riteniamo che l’Assessore Paparelli non potrà limitarsi alle scuse nei confronti del ragazzo coinvolto dovrà convocare un tavolo di concertazione con tutti coloro che rappresentano gli interessi dei cittadini in questa città.
E’ noto che in data 19.01.2018 al centro per l’impiego di Terni la situazione si era fatta davvero difficile con decine di persone, pazientemente in fila, per ore , in attesa del proprio turno.
La prima amara sorpresa l’esiguità degli impiegati per il pubblico di cui i destinatari di questa Nostra dovranno rendere ragione.
La seconda amara sorpresa la circostanza che uno degli impiegati era intenta ad ascoltare musica.”
“Si ricorda che i dipendenti pubblici hanno il dovere di adempiere alle funzioni loro affidate – scrive ancora CODICI – con “disciplina ed onore”, come recita l’articolo 54 della Costituzione della Repubblica Italiana e sempre nel rispetto delle persone e dei cittadini, specie se in condizioni di disagio.”
L’associazione per i diritti del cittadino, inoltre, si riserva di agire “dinanzi alle Autorità giudiziarie competenti.”
Sul Centro perl’Impiego di Terni interviene anche il portavoce del centrodestra, in regione Umbria, Raffaele Nevi: “Paparelli si scusa e avvia una indagine sugli addetti del centro per l’impiego , che trattano male le persone, come è successo a Terni, che si rivolgono al suo servizio. Ma come è possibile – scrive Nevi – che ci accorgiamo che le cose non vanno solo quando i cittadini si ribellano? Il sistema come dico da anni – sottolinea Nevi – non è in grado di riformarsi da solo perché chi amministra non controlla o peggio protegge una casta di persone, spesso tutte agganciate a doppio filo al PD, che mostra spesso arroganza e talvolta sarebbe giusto licenziare in tronco. Annuncio che presenterò una interrogazione per fare in modo che questo brutto evento non si risolva con una timida sceneggiata”.
Sui social prevale la linea dura. Molti i commenti anche sulla pagina facebook di Terni in Rete. Ci si chiede anche a cosa servano i Centri per l’impiego oltre a sottolineare “l’indisponenza” del personale. Sono molti che chiedono il licenziamento in tronco dell’addetto che ha avuto il diverbio con un utente.
C’è chi come Daniela mette insieme lo stress di chi è costretto a lavorare in condizioni di disagio con chi vive lo stress della mancanza di lavoro:”Tempo fa – scrive – sono dovuta andare in questo ufficio e posso dire che è evidente che non c’è personale sufficiente per coprire le richieste da parte degli utenti. Con un così alto tasso di disoccupazione è ovvio che questi uffici siano sempre affollati, ci sono file con il numeretto e persone che vanno lì alle 6 di mattina giustamente. Poi può succedere che si mescola lo stress di chi non ha lavoro allo stress di chi è costretto a lavorare in condizioni non adeguate. C’è da valutare tutto. Nel mio caso ho trovato persone più insofferenti e maleducate mentre facevo la fila che quando ho avuto a che fare con il personale. Di sicuro l’ufficio dell’impiego non ha sufficiente personale per soddisfare in modo adeguato le richieste di questo periodo storico della nostra città.”
Non la pensa allo stesso modo, Rita:”Non capisco – scrive – perché, questi dipendenti di uffici pubblici siano così indisponenti…non puoi chiedere un’informazione che ti rispondono sempre con arroganza, sono pochi quelli gentili e competenti. Mio marito fa tutt’altro lavoro,sta in un supermercato, cmq sono 40 anni che sta al pubblico, ma non ha mai risposto male ad un suo cliente, è sempre sorridente e gentile. Questo non lo dico io perché sono la moglie, ma lo dicono le centinaia di persone che ogni giorno serve con il sorriso. Basta così poco ad essere gentili. Se nel caso dell’ufficio dell’impiego viene fatta un’indagine, ben venga, non può passare sempre tutto liscio.”
Infine c’è Amedeo che pone un’altra questione, quella della pubblicazione dei video:”Se un privato pubblica un’immagine altrui senza aver ottenuto il consenso di chi vi è ritratto – scrive – commette un illecito civile e l’interessato può chiedere al Tribunale di ordinare all’autore della pubblicazione o al gestore dello spazio online la rimozione immediata delle immagini o dei video.
Se la pubblicazione delle immagini ha provocato un danno, anche morale, a chi vi è ritratto, questi può chiedere il risarcimento. Una persona – aggiunge -che si presenta in pubblico con il cartellino con foto e nome e cognome e esegue degli ordini, se è da censurare, basta pretendere gli appositi moduli, obbligatori in ogni ufficio pubblico, dicevo si prende un modulo si descrive il comportamento richiamando nome e cognome e si firma, da questo reclamo partirà un’indagine che arriverà alle sue conclusioni.L’ultimo arrivato, che senza qualificarsi, armato di telefonino ti riprende senza il tuo consenso e poi pubblica il tutto in rete, non può avere ragione.”