L’associazione “Civiltà Laica” non ci sta e ribadendo la propria posizione sull’interruzione volontaria della gravidanza contesta quanto scritto dal dottor Alberto Virgolino, ginecologo, membro del consiglio direttivo e membro del Movimento per la Vita di Terni.
Alessandro Chiometti, Presidente dell’Associazione Culturale Civiltà Laica, puntualizza come “l’ampio uso dell’aborto farmacologico in tutto il mondo in questi anni ha confermato la mortalità bassissima e che gli effetti collaterali sono sempre pochi statisticamente parlando e gestibili”.
“Che i sedicenti pro-vita o pro-famiglia abbiano le idee molto confuse è piuttosto evidente. Basta citare il loro odio verso la maternità surrogata; una pratica che dovrebbe far felice ogni sostenitore del motto “la vita ad ogni costo” contrapposto alle pratiche abortive. E invece no, quando si parla di surrogacy – scrive Chiometti, è meglio che quei bambini non nascano (vedi recenti polemiche sollevate sempre dai pro-vita sui “sofferenti” bambini bloccati a Kiev in attesa che le loro madri possano andarli a prendere appena finite le restrizioni dovute a Covid19).
Ad ogni modo, il loro esponente locale Alberto Virgolino, torna a cercare di terrorizzare le donne sull’abominevole aborto. (https://terninrete.it/notizie-di-terni-alberto-virgolino-movimento-per-la-vita-si-vuole-promuovere-laborto-chimico-donne-piu-vittime-delle-loro-dolorose-scelte/ ) prendendo di mira in particolare, la richiesta di alcune associazioni femministe sul facilitare l’accesso all’uso della RU486, visto che gli accessi negli ospedali sono limitati sempre a causa dell’emergenza Covid19.
Per far questo il Virgolino cammina su un campo minato: per dire quanto è pericoloso l’aborto farmacologico deve dire che è più sicuro ricorrere all’aborto chirurgico. Ovviamente questo perché vuole dare un tono scientifico al suo discorso e non sembrare il solito vecchio trombone che parla del corpo delle donne come se fosse il suo. Per farlo però, spiega il presidente di “Civiltà Laica”, usa le solite argomentazioni trite e ritrite: dalla “logica disumana della legge 194”, ovvero quella che ha più che dimezzato il numero degli aborti in Italia (fonte Ministero della Salute 29/12/2017 oppure vedete: https://www.wired.it/scienza/medicina/2018/05/04/dati-aborto-italia/ ), per poi ripropinare il dogma secondo cui ogni donna che abortisce deve poi per forza soffrire tutta la vita (su questa ipocrisia consigliamo semplicemente di leggere “La verità vi prego sull’aborto” di Chiara Lalli).
Poi il Virgolino, “per il bene della donna” lascia la parola a chi oltre alle idee confonde anche i numeri, ovvero la “Associazione Italiana dei Ginecologi ed Ostetrici Cattolici”.
Il comunicato dei suddetti già alla terza riga confonde in modo imbarazzante la pillola abortiva con quella per l’eutanasia distribuita in Olanda, che effettivamente qualche fanatico religioso anglosassone chiama “Kill pill”; poi parte il tourbillon di numeri presi da studi vecchi come quelli N.E. Journal of Medicine del 2005 i quali dovrebbero dimostrare che la RU486 sarebbe più pericolosa dell’aborto chirurgico. Una storia vecchia per l’appunto e smentita definitivamente nel 2009 quando AIFA e Governo Italiano autorizzarono l’uso della RU486 (vedi: http://www.associazionelucacoscioni.it/sites/default/files/documenti/RU486.pdf ).
Dopodiché la suddetta associazione, aggiunge Chiometti, continua a far confusione anche su casi di donne morte in Italia apparentemente a causa della RU486 anche quando alcuni di questi casi sono già stati smentiti (https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/05/05/morte-aborto-ru486/ ).
La verità è che l’ampio uso dell’aborto farmacologico in tutto il mondo in questi anni ha confermato la mortalità bassissima e che gli effetti collaterali sono sempre pochi statisticamente parlando e gestibili. (Vedi: https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/04/11/rischi-pillola-abortiva/ ).
Siamo abituati al fatto che i sedicenti pro-vita diano i numeri, del resto sono gli stessi che dicevano di aver portato due milioni di persone a Roma al Circo Massimo quando erano meno di centomila (vedi: https://www.ilpost.it/2016/01/30/family-day-due-milioni-persone-circo-massimo/ ).
Però dobbiamo dire che concordiamo pienamente con le ultime due righe del loro comunicato.
La manipolazione mediatica e psicosociale invoca uno stato di necessità che non c’è. Ovvero gli ingiustificati allarmi contro l’aborto definito da costoro: “strage degli innocenti”, “nuova shoah”, “la vera pandemia” a seconda della campagna pubblicitaria di turno.
Invoca i diritti delle donne senza tutelarne la salute fisica e/o psicologica. Esatto, conclude Chiometti, perché per i sedicenti pro-vita il diritto della donna è solo uno: partorire. Magari in fretta perché poi c’è da cucinare e stirare”.