In relazione al dibattito sulla presunta inattendibilità dei test rapidi su sangue capillare, oggetto nella nostra regione di qualche polemica e ancora oggi di un serrato confronto negli ambienti scientifici nazionali ed internazionali, l’Azienda Usl Umbria 2 intende portare all’attenzione dell’opinione pubblica alcuni elementi utili di riflessione, avendo sperimentato da marzo tali controlli nelle “zone rosse” di Pozzo nel Comune di Gualdo Cattaneo e di Giove nel ternano.
In queste realtà “chiuse”, intendendole come comunità in zona rossa in cui gli scambi esterni non erano consentiti, alla luce delle numerose positività riscontrate dall’alta presenza di soggetti sintomatici e dall’aumento esponenziale dei contagi, spiega una nota dell’azienda sanitaria, si è posta una duplice necessità: testare tutta la popolazione residente ed agire in tempi rapidi. Per tali esigenze si è scelto di adottare il monitoraggio su ampia scala dei test qualitativi su sangue capillare, affiancandoli ai tamponi orofaringei, per stabilire la presenza o meno degli anticorpi IgM e IgG nei residenti, secondo una logica positivo/negativo.
L’efficacia è confermata dai numeri. Nel giro di poche ore, tra la frazione di Pozzo e il comune di Giove gli operatori dell’azienda sanitaria, insieme ai volontari della Regione Umbria, hanno potuto effettuare 1335 test rapidi che hanno fornito un primo significativo quadro della situazione.
Con una semplice puntura sul polpastrello e il prelievo di una goccia di sangue, in soli 10-15 minuti è stato possibile individuare i soggetti entrati in contatto con il coronavirus. Velocità di esecuzione, quindi, ma anche soddisfacente grado di attendibilità dei risultati.
L’esperienza pilota condotta dall’Azienda Usl Umbria 2 con i test sierologici di massa, prosegue la nota, ha portato ad una prima significativa scrematura dei potenziali casi positivi. Il grado di potere predittivo pressoché totale (pari al 97%) degli esiti negativi dei test rapidi ha permesso anzitutto di rassicurare, in tempo reale, la stragrande maggioranza della popolazione residente e concentrare l’attenzione sui soggetti potenzialmente portatori di virus, quindi infettivi, che sono stati sottoposti al successivo tampone orofaringeo che rimane l’unico strumento per diagnosticare l’infezione attiva.
Infatti in tutti i test di screening, compreso questo, è senz’altro più importante escludere le persone veramente negative andando poi a confermare la minoranza dei cosiddetti positivi o “falsi positivi“ attraverso l’analisi di II livello, che in questo caso è rappresentata dal tampone orofaringeo.
Nella nostra esperienza tra Giove e Pozzo di Gualdo Cattaneo, si legge nella nota, sono stati effettuati complessivamente 1335 test immunologici qualitativi, con una positività riscontrata in 81 casi, pari al 6% . Sui cittadini risultati negativi nel follow up successivo, non sono emersi sintomi. Il test di II livello ( tampone ) è stato effettuato solo negli 81 risultati positivi, con notevole risparmio di tempo e di materiali a favore del sistema salute.
Sulla base di questi elementi, fondamentali per un’analisi corretta e compiuta sull’efficacia dei test rapidi adottati in Umbria e in altre regioni d’Italia, l’indagine epidemiologica di enorme portata condotta dall’Azienda Usl Umbria 2 si è rivelata di grande utilità sia per individuare tempestivamente i soggetti sicuramente sani dai potenzialmente infetti, sottoposti a successivi test di conferma, ma anche per rilevare la positività al virus tra i totalmente asintomatici che, in assenza di tali controlli, conclude l’azienda sanitaria, avrebbero potuto diffondere ulteriormente ed esponenzialmente il contagio tra i residenti.