La trasferta ternana di Nicola Zingaretti, lunedì 22 ottobre, candidato alla segreteria del Partito Democratico, rischia di venire ricordata per un titolo del “Corriere dell’Umbria”, del giorno seguente, martedì 23 ottobre, attribuito al direttore del quotidiano, Franco Bechis, titolo che ha suscitato molte reazioni indignate all’interno del Partito Democratico di Terni e dell’Umbria.
IL TITOLO DEL “CORRIERE DELL’UMBRIA”:”CON ZINGARETTI I PD IMPRESENTABILI. A TERNI IL CANDIDATO ALLA SEGRETERIA DEL PARTITO.CON LUI L’EX SINDACO E CHI E’ STATO CACCIATO DAI PM E DALLA FURIA POPOLARE”.
Tirato in ballo, l’ex sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, ha scritto una lettera aperta, di replica.
QUESTA LA LETTERA APERTA DELL’EX SINDACO DI TERNI INDIRIZZATA AL DIRETTORE DEL CORRIERE DELL’UMBRIA
Egregio (sic!) direttore,
le confesso che, da quando lei è diventato direttore, non sono più un lettore del suo giornale.
Ma ieri sono stato costretto a comperarlo in quanto, fin dal primo mattino, ho ricevuto da amici diverse telefonate che mi avvertivano che nella prima pagina e poi nell’articolo interno principale della cronaca di Terni c’era un titolo che mi riguardava personalmente. Confesso che, anche se in questi anni ho assistito, contrastandolo, ad un imbarbarimento del confronto e del dibattito politico nel Paese, ed anche nella nostra città, ho provato ugualmente sconcerto ed amarezza nel leggerlo perché questo attacco rozzo e virulento veniva non da un avversario politico, ma da un giornale, ovvero uno strumento di informazione sui fatti che dovrebbe essere quanto più obiettivo e corretto nel riportarli, consentendo poi ai lettori di maturare una opinione. Ma sicuramente mi illudevo in quanto lei antropologicamente appartiene alla categoria degli haters, ovvero gli odiatori. Quelle persone che, per dare un senso al proprio esistere devono scaricare la propria insoddisfazione, rabbia, intolleranza su qualcuno.
Anche se questa volta, nel colpire la mia persona c’era un chiaro intento politico: denigrare me per screditare la candidatura di Nicola Zingaretti alla Segreteria nazionale del PD.
Vuol dire che lei ed i suoi riferimenti politici ne avete paura, e questa è certamente una buona notizia per me e per tutto quel popolo della sinistra che non intende rassegnarsi a questo governo pentaleghista reazionario e persino eversivo.
Per quanto mi riguarda, mi consenta di fare alcune precisazioni:
1) Non sono stato affatto cacciato dal mio ruolo di Sindaco, né dai PM, né dalla furia popolare. Mi sono dimesso spontaneamente dal mio ruolo dopo la conferma della bocciatura del nostro piano di Pre-dissesto da parte delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti.
L’ho fatto, pur potendo ancora contare sulla fiducia della mia maggioranza, perché ho ritenuto che, dopo un fatto di questo genere, non fosse più corretto, da parte mia, proseguire nella esperienza amministrativa e ridare la parola agli elettori.
2) Dopo le dimissioni ho ripreso pienamente la mia attività professionale, pur continuando, da semplice militante del PD senza alcun incarico, a dare un contributo di riflessione ed impegno. Come ha riportato con evidenza un altro quotidiano, probabilmente più attento del suo, mi sono impegnato sia nella campagna elettorale per le elezioni politiche che per quelle amministrative. Quella di lunedì quindi non è stata certamente la prima iniziativa che ha visto la mia presenza e questo clamore fuori luogo ne dimostra ancora di più la strumentalità.
3) Per quanto riguarda le mie problematiche giudiziarie, nel prossimo mese inizieranno i processi che mi vedono coinvolto e sono fiducioso che, in sede dibattimentale io e gli altri imputati riusciremo a dimostrare la nostra innocenza rispetto ai fatti che ci vengono contestati.
Al proposito voglio ricordare ai giustizialisti “a la carte” come lei che molti amministratori e politici, da Penati e Cota, da Errani a Mastella ad Orsoni, condannati nella opinione pubblica attraverso violente campagne di stampa, sono poi stati assolti nel processo vero.
4) Non mi farò assolutamente intimidire dalla sua violenza verbale fascistoide, continuerò ad impegnarmi ed a lottare per quegli ideali e quei valori di giustizia sociale, tolleranza, rispetto per gli altri e solidarietà che hanno da sempre improntato la mia vita, sia pubblica che privata e che sono sicuramente molto diversi dai suoi.
Con profonda disistima
Sen. Leopoldo Di Girolamo