Seconda esperienza artistica di “Wall for art”, l’iniziativa dell’azienda perugina Totem che ha deciso di offrire ad alcuni pittori umbri le pareti della propria sede a Sant’Andrea delle Fratte come spazio espositivo non convenzionale. Protagonista di questo nuovo appuntamento di arte urbana è “Fenice”, un’opera realizzata a quattro mani da due giovanissime artiste formatesi all’Istituto d’arte Orneore Metelli di Terni: Elena Sofia Palmegiani di Amelia e Giulia Nicolao di Terni, rispettivamente di 22 e 23 anni. La tela, di 10 metri quadrati, resterà visibile fino al 30 giugno, quando lascerà il posto alla creazione di un nuovo talento dell’Umbria. In un’epoca in cui la pandemia di Covid continua a tenere chiusi musei e gallerie, l’obiettivo di “Wall for Art” è colorare l’attesa verso il ritorno alla normalità, rendendo fruibile l’arte a tutti nei luoghi della quotidianità. E’ in questo scenario che si colloca l’opera di Elena e Sofia, che si richiama alla Fenice, l’uccello mitologico capace di controllare il fuoco e di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte.
Elena Sofia Palmegiani, nata a Narni il 6 febbraio 1999, ha una formazione artistica di stampo classico, frutto d’uno studio accurato delle discipline pittoriche che poi si è esteso alle discipline plastiche tornando poi ad approfondire lo studio delle tempere all’uovo, all’acrilico, ai colori ad olio e realizzando anche vari murales su commissione. “L’arte per me è trasformazione infinita – spiega Elena – l’obliquità resa visibile. Esprime una tendenza a non identificarsi con un oggetto, ma con un’esperienza, una relazione che lega artista ed osservatore”.
Giulia Nicolao, nata il 23 settembre 1998 a Terni dove tuttora vive, concepisce l’arte come un dono che le consente di esprimere tutto quello che non era mai riuscita a comunicare pienamente attraverso le parole, anche a causa di una forma di dislessia. È solo con la creatività che ha potuto dare sfogo a fantasie, emozioni e sensazioni anche quelle più cupe che si rispecchiano nei suoi lavori, nei colori (rosso-nero-bianco, nero-bianco-grigio, blu-nero) e nei materiali (metalli, chiodi, plastica bruciata) utilizzati. Ed è grazie al fondamentale sostegno della madre che si è avvicinata all’arte. “Fare arte – dice Giulia – è riuscire a far trasparire le sensazioni, gli stati d’animo, tutto ciò che abitualmente nascondiamo agli altri e a noi stessi per paura. Paura di essere giudicati, commiserati, di essere esclusi da questa società che non accetta imperfezioni”.