La Gazzetta dello Sport si occupa della situazione economica delle società di serie C e rileva come sia addirittura peggiore della primavera scorsa quando a “devastare” le classifiche furono le esclusioni di Taranto e Turris. “Mai più altri casi simili”, si disse. Poi arrivarono i fallimenti di Lucchese e Spal.
Oggi “c’è allarme rosso per Ternana, Triestina e Rimini, club in regola ai fini dell’iscrizione (perfezionata soprattutto per provare a tutelare il patrimonio), ma privi della disponibilità economica per sostenere la stagione. Anzi, a dirla tutta, fanno fatica pure a iniziarla”.
TERNANA: “Fa specie – scrive la Gazzetta dello Sport – raccontare la crisi di chi ha perso la B solo ai rigori, nella finale di Pescara. Dopo la notte dell’Adriatico, i fratelli D’Alessandro hanno annunciato il loro disimpegno ed è partita la ricerca di acquirenti per la Ternana (con il sindaco, l’ex presidente Bandecchi, che è stato l’unico fino a qualche giorno fa a dare aggiornamenti sullo stato di crisi). Una trattativa è saltata, poi solo qualche indiscrezione su fondi esteri mai materializzati. Sono in arrivo 2 punti di penalizzazione per il mancato rispetto delle scadenze di agosto, mentre il ds Mammarella sta lavorando per alleggerire il monte ingaggi della rosa di Liverani. Abbassando i costi di gestione si punta ad attrarre investitori, insieme – soprattutto – a un asset di prospettiva determinante per far lievitare l’interesse: il Comune e il club hanno firmato infatti la convenzione che assegna alla società Stadium (52% Ternana, 48% suddiviso tra i fratelli D’Alessandro) la realizzazione e la gestione del nuovo Liberati per 44 anni, legato al progetto della clinica”.
In proposito una domanda: ma se la Ternana fallisce, e non è una eventualità da escludere, chi costruirebbe il nuovo stadio?
E a quel punto (che speriamo di non raggiungere) salta anche il progetto della clinica oppure Unicusano la clinica privata se la costruisce lo stesso?
Una partita “complessa” che si gioca “su più piani” come ha detto qualche giorno fa lo stesso Bandecchi, la cui immagine, anche politica, risulterebbe notevolmente ammaccata se tutto dovesse finire male. E non se lo può permettere.