Si accende il dibattito politico in vista del consiglio comunale di lunedì prossimo con le attese comunicazioni del sindaco Di Girolamo sull’aggiornamento del programma per la seconda parte della consiliatura e sull’eventuale rimpasto di giunta.
Nel pomeriggio l’intervento dell’assessore alla Cultura, Giorgio Armillei che ha fatto un lungo elenco di sfide vinte, di quelle perse e di quelle ancora da affrontare. “non si possono servire due padroni – scrive Armillei – o si serve la politica o il politicismo”.
“Da una parte c’è il ruolo della politica nella città, dall’altra ci sono le piccole manovre di posizionamento, le incursioni dei vecchi leader migranti, gli accordicchi, le frustrazioni di carriera. La politica che diviene politicismo l’abbiamo accuratamente evitata: non si possono servire due padroni.”.
QUESTO IL TESTO INTEGRALE DEL’INTERVENTO DI ARMILLEI
Dopo due anni di nuova amministrazione Di Girolamo tutti dicono che siamo ad un punto di svolta. In questi due anni ci siamo mossi seguendo un principio: non si possono servire due padroni. Riformare l’amministrazione locale richiede coraggio: si deve scegliere e rischiare. Non si può scegliere di non rischiare e raccontare allo stesso tempo di aver ottenuto i risultati che nascono solo dall’aver rischiato e vinto. O si serve la politica o si serve il politicismo. Da una parte c’è il ruolo della politica nella città, dall’altra ci sono le piccole manovre di posizionamento, le incursioni dei vecchi leader migranti, gli accordicchi, le frustrazioni di carriera. La politica che diviene politicismo l’abbiamo accuratamente evitata: non si possono servire due padroni. Noi abbiamo rischiato, qualche volta vinto, qualche volta perso, ma abbiamo riportato sulla scena il gusto di scommettere sul cambiamento. Tutto il contrario di quella “grande piaga della monotonia” con la quale ogni giorno ognuno di noi si misura e che il Sindaco ci ha chiamato a fronteggiare.
Pensiamo alla cultura e alle politiche territoriali. Abbiamo scommesso su CAOS, lavorando al consolidamento di Terni Festival, sostenendo il progetto Foresta sull’arte e la rigenerazione urbana. Abbiamo vinto, insieme a Rieti e ad una rete di soggetti leader, una competizione nazionale tra 500 proposte grazie al progetto Hostello delle idee per una ospitalità sostenibile legata alla rigenerazione urbana. Abbiamo rischiato con la candidatura a Capitale italiana della cultura, attivando processi di cambiamento reale, rompendo schemi consolidati, aprendo alla coprogettazione di rete con associazioni culturali e imprese: proprio grazie a tutto questo siamo arrivati tra le prime dieci città in Italia. Abbiamo riconsegnato il Teatro romano di Carsulae al pubblico dopo un intervento di restauro conservativo, avviato dalla Giunta precedente ed unanimemente giudicato una best practice nel processo di progettazione e nel prodotto finale. Abbiamo messo un punto fermo sulla nuova programmazione e sulla gestione di Palazzo di Primavera, restituendogli identità e forza attrattiva. Un lavoro ancora una volta avviato in una logica di rete e di collaborazione. Abbiamo investito sullastreet art e sulla urban art, insieme ad ATER e ASM, a cominciare dal progetto WOW per Piazza della pace, nell’ottica della collaborazione e della rigenerazione urbana a trazione culturale. Abbiamo coinvolto gli studenti delle scuole della città nei progetti di alternanza scuola-lavoro nei servizi pubblici per la cultura, stimolando il protagonismo creativo dei ragazzi attraverso il primo hackathon delle scuole per la cultura. Abbiamo scommesso su Agenda urbana: dopo anni di scarsa attenzione ai fondi europei gestiti dalla Regione, abbiamo trattato con energia e convinto il Governo di Perugia a finanziare (con fondi europei e nazionali) i nostri piani di investimento per 9 milioni e mezzo di euro. Abbiamo agganciato ad Agenda urbana, insieme alla città di Narni, il processo di progettazione territoriale integrata “Terni Narni Smart Land” coinvolgendo imprese e associazioni per fare incontrare la programmazione europea con le risorse del territorio. Lungonera dei laghi, con la piena ciclabilità lungo le sponde del Nera da Terni a Narni e oltre, è solo un esempio. Abbiamo scommesso con l’idea del Manifesto urban regeneration, mobilitando nove imprese multinazionali presenti sul territorio con Confindustria Terni in prima fila. Abbiamo posto al centro delle nostre politiche territoriali di area vasta il progetto CIVITER, una rete che va oltre gli accordi verticistici che prevalgono sugli interessi delle città, oltre i confini amministrativi regionali (come accade in tutta Europa) e guarda a Roma, come suggeriscono i dati e il buon senso. Abbiamo rischiato con il polo ternano dell’Università di Perugia, abbandonando il trattativismo a oltranza, sfidando l’Ateneo sul terreno delle prospettive strategiche del polo, dialogando con altri Atenei a partire dagli interessi del sistema CIVITER. Abbiamo scommesso di nuovo sul cinema e sui media, trattando con Cinecittà per evitare i danni di un contenzioso legale che si aggiungerebbero a quelli del fallimento delle precedenti politiche, ricominciando a lavorare per le produzioni con un nostro ufficio cinema, in attesa che la Regione dia una risposta concreta e non burocratica sulla Film commission, una risposta all’altezza delle sfide di questo territorio, una risposta di politica industriale per l’innovazione e non solo di politica per il turismo. Abbiamo trasformato un’opera pubblica (la passerella della stazione) in un simbolo della Terni del XXI secolo, porta dell’Umbria e frontiera della relazione con Roma.
Su altri terreni non siamo soddisfatti e non abbiamo raggiunto i risultati che volevamo: abbiamo scommesso e rischiato ma non stiamo vincendo. Pensiamo al Verdi, su cui pure abbiamo bloccato una strategia sbagliata e non sostenibile dal punto di vista gestionale. Al Briccialdi, che pure abbiamo riconosciuto come unico, vero e autonomo polo di formazione terziaria della città, ma sul quale abbiamo tollerato si stendesse un’ambigua sensazione di abbandono. Al Videocentro, che non riusciamo a disincagliare da almeno un decennio di “suicidio strategico”. Al progetto “Città giardino quartiere creativo” che non riesce a decollare soprattutto per la lentezza dell’amministrazione. A bct, passata in dieci anni dall’innovazione continua allo stallo gestionale. Molte le ragioni che hanno generato ritardi, resistenze e conservatorismi, a cominciare da quelle squisitamente politico sindacali. E’ inutile però cercare scuse, non è il nostro stile. Se siamo in ritardo è perché non siamo stati capaci di imprimere la velocità e l’energia necessarie ai processi di cambiamento.
Tuttavia non abbiamo mai giocato a servire due padroni. Abbiamo seguito con determinazione e coerenza un disegno fatto di tre idee guida: collaborazione con la città, rete tra soggetti e rigenerazione urbana a trazione culturale. Un disegno che vecchi giochi trasformistici tentano di rubare alla città. Non vogliamo però arrenderci a quella malinconica riluttanza ad accettare la diversità, la differenziazione, la sfida, il rischio che mette ogni giorno Terni di fronte allo spettro del declino. Terni come città ha ancora buone carte da giocare, grazie in primo luogo al lavoro ed al patrimonio ereditato dalle generazioni che ci hanno preceduto. Ma deve saper guardare oltre, una volta per tutte. Oltre quel patrimonio, oltre quel lavoro, oltre le cerchie resistenti al cambiamento che sopravvivono semplicemente perché non riusciamo a sconfiggerle. Questa sfida, raccolta due anni fa, è ancora davanti a noi.