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di Davide Micacchi, 2^ Parte
Di qui in avanti, troverà tuttavia dolorosa concretizzazione un diabolico disegno del destino, rimasto nei cuori e nella memoria di tutti almeno al pari di emozioni e ricordi suscitati da una mirabolante cavalcata lunga un intero girone. Una squadra capace sin lì, a suon di risultati, di mettersi alle spalle una concorrenza mai vista nell’ambito di un torneo di B, riesce nell’impresa al contrario di inanellare dieci gare consecutive senza vittorie, ivi compreso il drammatico rovescio di Genova di fine febbraio, di pochi giorni successivo all’incontro casalingo pareggiato contro il Palermo di Luca Toni, con il bomber rossoverde autore della marcatura dell’1 a 1.
E a nulla varrà l’illusorio successo di Avellino, fuorviante preludio ad un mini-filotto di tre sconfitte consecutive culminate con la disfatta di Ascoli, prima uscita del nuovo tecnico Bruno Bolchi, gara in occasione della quale, siamo alla metà di aprile, un indefesso Zampagna dapprima realizza la rete del pari, infine quella dell’illusorio 2 a 3.
Bolchi si affida con indiscutibile convinzione alle doti realizzative dell’attaccante ternano, nel tentativo poi risultato vano di recuperare una situazione oramai gravemente compromessa. E a designare una posizione di classifica solo statisticamente rilevante, contribuisce un finale di stagione che vede Brevi e compagni raccogliere dieci punti nelle ultime quattro gare, e Zampagna realizzare la bellezza di sei reti, distribuite fra la vittoria di misura sull’Atalanta di Mandorlini, suo il gol del nuovo e definitivo vantaggio, quella roboante sul Venezia, stavolta sono addirittura tre le realizzazioni personali, intervallate dalla doppietta di Adeshina e incorniciate dalle reti di Pisani e Poggi per i lagunari, e il pari di Pescara, vittima designata, sua la marcatura che vale l’iniziale vantaggio e quella che chiude la contesa sul risultato di 2 a 2.
Nemo propheta in patria. Il favolistico connubio fra Riccardo Zampagna e la Terni calcistica, dapprima anelato, dunque esperito e infine trasfigurato, si risolve a fine stagione in un addio saturo di rimpianto. Per il trentenne bomber autoctono, a compimento del proprio personalissimo percorso di carriera, si spalancano finalmente le porte della massima serie. Il neo-promosso Messina di Bortolo Mutti lo accoglie fra le sue file, lui ripaga con la consueta generosità una fiducia guadagnata a suon di gol appena due anni prima collezionando, fra campionato e Coppa Italia, in un anno e mezzo, il non trascurabile bottino di sedici reti. Nel gennaio del 2006, arriva tuttavia la chiamata dell’ambiziosa Atalanta di Stefano Colantuono, in piena lotta per la promozione dalla B: Riccardo contribuisce a modo suo al conseguimento del prestigioso obiettivo, per poi disputare ancora nella massima serie un’altra stagione e mezza da protagonista in maglia nerazzurra, arrivando a far contare nel computo totale della sua avventura bergamasca più di venti gol realizzati.
Oramai nel pieno della maturità calcistica, laddove la maggior parte dei suoi colleghi di primo piano comincia a raccogliere adesioni per la gara d’addio al calcio giocato, Zampagna spende gli ultimi scampoli di una prestigiosa carriera in serie B, fra Vicenza (pochi mesi, fino al giugno del 2008) e Sassuolo, due le stagioni in neroverde, mettendo a referto in totale un’altra ventina di segnature.
La breve avventura di fine 2010, in Lega Pro, nelle file della Carrarese di Cristiano Lucarelli e Gianluigi Buffon, rappresenta infine una decorosa chiosa per un cammino professionale degno di essere ricordato e raccontato. Di lì a pochi anni, una prima esperienza da allenatore alla guida del Macchie, squadra dell’amerino con la quale conquista pronti via la vittoria del campionato di Prima Categoria, e l’inizio di un’esperienza da commentatore sportivo.
Alle spalle, lo straniante e vivido ricordo di un’avventura in rossoverde lunga appena una stagione, ma pregna di emozioni d’ogni sfumatura, e priva di una pur ventilata prosecuzione.
Ad ogni modo, grazie Riccardo.