Di Chiara Furiani
Per un’ora e mezza Terni pareva Berlino.
Poi, certo, uno si risveglia e rivede, e risente, il solito vuoto pneumatico attorno.
Ma è stato bello sognare, anche solo per un po’.
Grazie a Baravai, che ha portato al nostro anfiteatro un pezzo da novanta della scena musicale internazionale, ovvero Apparat, alias del tedesco Sascha Ring.
A Terni, ebbene si, l’unica data per Centro e Sud Italia, un’altra apparizione a Trento e stop per il bel paese.
Mica cosa da poco, un bel colpaccio insomma.
Un dj set lacerante, ipnotico, senza soluzione di continuità, elettronica bella pesa, nessun accenno alla forma canzone, giusto in chiusura un classico degli anni ’90 “Born Slippy” degli Underworld e poi i Radiohead.
Manco a dirlo, pubblico danzante in estasi.
Ciliegina sulla torta di una tre giorni musicale con una line-up non sempre all’altezza delle annate precedenti, ma con parecchi spunti interessanti.
Ad aprire la serata di sabato “Il Quadro di Troisi”, compagine elettro-pop di sapore retrò.
Interessante, ma forse troppo citazionista (Battiato, Alice, Matia Bazar le influenze più evidenti).
Giovedì sera Whitemary, intrigante proposta della giovane cantante Biancamaria Scoccia, che tra synth ben orchestrati e melodie a effetto, oltre che ottimamente cantate, ha dimostrato di sapere decisamente il fatto suo.
Si è chiusa così anche questa stagione estiva di eventi per il Baravai – ma c’è ancora in arrivo Umbria Jazz Weekend che farà tappa da quelle parti.
Anche questo 2024, pur con un calendario meno fitto rispetto allo scorso anno, ha dato belle soddisfazioni.
Pienone per le grandi band italiane a giugno e poi per la tre giorni comedy di luglio, con un Valerio Lundini che ha vinto a man bassa con i suoi Vazzanikki, irresistibile concentrato di humour corrossivo, ma sempre sottile, e rock demenziale.
Sold out poi per Marco Travaglio e sempre efficace Sabina Guzzanti.
Per carità Baravai…non ci lasciate MAI PIÙ.