Ci prova, il Pd a darsi una sferzata. Ad interrogarsi, a individuare le motivazioni di uno stato di depressione elettorale che vorrebbe curare alla svelta. Ma si tratta di malattie dal lungo decorso e di cure adatte e che durino nel tempo. Non si tratta – come diceva Totò – di fiaschi che s’abbottano.
Intanto, comunque, il Pd ternano ha promosso un’assemblea pubblica, per discutere. Di tutto, e con tutti. Ma alla fine alla sala del Caos gli assenti erano cittadini e c’erano solo persone che ruotano da tempo attorno al Pd e che – teoricamente – il Pd dovrebbero già votarlo.
Si è andati avanti tra disamine attorno alle difficoltà della sinistra italiana (e non solo) e quelle “autoctone”, proprio ternane che si vorrebbe in qualche modo capire e, ci si augura, superare. C’è stato così chi ha detto che “la colpa non è di una persona o di un organismo ma di tutti i militanti”, chi ha parlato di necessità di rinnovamento, chi ha illustrato come sogna la Terni di domani. Nella fattispecie lo ha fatto la segretaria comunale del Pd, Sara Giovannelli. La quale ha spiegato che lei è convinta che bisogna dire basta alla politica urlata e che si torni al rispetto dell’altro; e che è necessario fare in modo che Terni sia una città a misura d’uomo, con strade dedicate ai pedoni, con giardini curati, con periferie in cui non regni il degrado ecc. ecc. Tutte cose che proprio il Pd che dal 1999 è alla guida dell’amministrazione cittadina potrebbe aver fatto o almeno tentato di fare visto che ne aveva l’opportunità. La segretaria, sarà perché eletta da pochi mesi, ha parlato come se fosse arrivata da poco col paracadute.
Ma ha ragione a tracciare la Terni del futuro, anche perché – a leggerle a contrario – le questioni da lei trattate possono essere interpretate come altrettante critiche, anzi autocritiche.
Un Pd, insomma, che sembrerebbe stare proprio agli inizi, quasi bambino.
Questo è quel che si è visto e sentito. Ma c’è dell’altro che li, al Caos, non s’è né visto né sentito. Ad esempio si scopre che autocritica sì, ma anche no, visto che si intende ripresentare alle elezioni di giugno almeno una decina di consiglieri comunali uscenti (alla faccia del rinnovamento); che si usa una specie di matrioska per nominare organismi che individuano al proprio interno un ulteriore organismo sempre più ristretto fino ad arrivare ad una delegazione di tre persone, deputata ai contatti con le altre forze della sinistra cittadina, e che queste tre persone sono il capogruppo uscente del Pd nel disciolto consiglio comunale, Filipponi; l’assessore dimessosi perché coinvolto nei guai giudiziari, Bucari; la segretaria Giovannelli.
Insomma pare che si parli, si parli ma continuano i “movimenti”, gli aut aut, con alcuni capobastone lavati “con Perlana” a condurre le danze attorno ai candidati, alle liste civiche e non, ai candidati sindaco con lo sventolio di possibili sostegni incrociati o trasversali a questo o quel candidato. E da qualche con malcelati intenti di rivalsa.