Il vescovo di Terni Francesco Antonio Soddu con una solenne celebrazione ha chiuso il Giubileo della speranza nella diocesi di Terni-Narni-Amelia, oggi 28 dicembre, festa della Santa Famiglia, in un duomo gremito e alla presenza dell’intero clero diocesano, delle autorità cittadine, dei rappresentanti di movimenti e associazioni e di tanti fedeli. Hanno concelebrato il vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi e don Alessandro Rossini, parroco della Cattedrale. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da don Sergio Rossini, organista il maestro Simone Maccaglia; il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinati dal cerimoniere Marco Farroni.
Il vescovo ha ricordato i momenti comuni vissuti in questo anno Giubilare nei pellegrinaggi vicariali alle chiese giubilari di Terni, di Narni e di Amelia, negli incontri di riconciliazione e momenti di preghiera che hanno coinvolto numerose parrocchie, realtà associative e che hanno avuto il culmine nel grande pellegrinaggio delle diocesi umbre a Roma il 13 settembre , con il passaggio della Porta Santa e l’incontro con Papa Leone XIV in San Pietro.

«Tutto ciò che abbiamo vissuto in questo anno giubilare – ha detto il vescovo nell’omelia – oggi ci viene riconsegnato per le mani della Santa Famiglia, affinché in lei possiamo sempre proseguire sulla strada della speranza, che abbiamo imparato a riconoscere nella presenza della persona di Gesù. Egli è la nostra speranza, senza di lui niente ha valore e tutto è privo di senso. Questo è il clima proprio che si respira nella santa famiglia. Un clima fatto di presenza di pace, accoglienza silenzio, riflessione e ascolto di Dio, della sua parola».
«Ogni nostra famiglia – ha aggiunto il vescovo – ha l’opportunità di trovare nella famiglia di Nazareth una serie di motivazioni per condurre una vita sana, bella, buona. Può comprendere ed apprezzare la bellezza del dialogo e dell’incontro. Può lasciarsi educare al lavoro impegnativo o anche difficile da trovare ed ottenere. Può imparare ad accogliere i propri limiti e le sofferenze. Nella casa di Nazareth possiamo trovare tutte le famiglie del nostro tempo provate dalle più varie vicende dolorose: dell’esule, di chi deve andare lontano per trovare dignità e lavoro, sicurezza e rispetto. Possiamo trovare tutte le famiglie che quotidianamente si edificano in maniera dignitosa ed amano la vita. Nella casa di Nazareth può trovare risposte anche ogni famiglia che si trova ad essere avvelenata dall’incomprensione e dalla violenza. In quella casa deve trovare ispirazione anche la nostra comunità di fede, la nostra famiglia Diocesana, nel sapersi edificare mettendosi a disposizione della Parola di Dio e dei suoi progetti per il bene di tutti e per l’edificazione della Chiesa».













