Le aziende che volessero installarsi nell’area del Polo chimico di Terni verranno aiutate dalla Regione. Che mette a disposizione ben quindici milioni di euro per assistere le start-ut, insomma le “idee” di giovani ricercatori e laureati che potrebbero anche avere, un domani, grande respiro. E’ un modo di reindustrializzare il territorio, insomma si fa così, dopo che è chiaro, chiarissimo, che nessuna azienda strutturata verrà mai a Terni.
Francesco De Rebotti, l’assessore regionale, ritiene che questa sia una azione di rilancio possibile, d’altra parte non ha niente in mano ed il tentativo è quantomeno apprezzabile.
Si va alla ricerca di una nuova progettualità, un incontro con l’Università, una spinta a chi vuole mettere in pratica le proprie idee
Attualmente è operativo il primo avviso che ha messo sul banco sette milioni di euro. Scadrà a marzo prossimo.
Il progetto ha già generato risultati significativi, a detta della Regione, con oltre 200 ricercatori coinvolti, 30 progetti di ricerca industriale, 40 imprese partecipanti e investimenti per 5 milioni di euro in strumentazione scientifica unica nel centro Italia, a disposizione del tessuto industriale. Insomma, qualcosa, poco, si muove.
Questo per quanto riguarda il Polo di Terni: niente di definito per Nera Montoro: l’area è ancora nelle mani dei liquidatori e quindi non è possibile pensare ad una programmazione. Tra l’altro l’impresa che ha dimostrato il massimo dell’interessamento prelevare l’intera area sembra che tutto abbia in mente tranne che buttarsi sulla tecnologia del futuro, sulle start-up. Al momento ci sono delle aziende che, all’interno della area industriale, lavorano gli scarti di abitazioni e fabbriche. Di più: non esiste un piano reale che possa eliminare l’enorme disagio, riscontrabile anche all’esterno della fabbrica, della puzza che esce da alcuni capannoni. L’Arpa come sempre rimane ferma, pensa a centraline, pensa a misurare, senza avere nessuna intenzione di intervenire davvero a tutela dei cittadini, riuniti in comitati bellicosi. Ed anche a tutela di potenziali investitori che difficilmente entreranno nell’area in tali condizioni.














