Ce la faranno? Non ce la faranno a firmare il contratto per il nuovo governo? A Terni per fortuna il problema non si porrà dopo che a giugno si sarà votato per eleggere il nuovo sindaco. Per i Comuni –come tutti sanno – vige infatti il maggioritario: vince chi ottiene il 50% dei voti più uno. Nel caso nessuno dei candidati arrivasse così in alto si andrebbe al ballottaggio tra i due più votati.
Per lo schieramento vincitore, al ballottaggio o “a prima botta”, c’è il premio di maggioranza che consentirà la stabilità del governo cittadino per l’intero mandato. A meno che non si verifichi qualche imprevisto, com’è successo a Gian Franco Ciaurro nel 1999 o a Leopoldo Di Girolamo quest’anno.
Ballottaggio o no la sera (magari, più realisticamente, la notte successiva) si saprà il nome del nuovo sindaco di Terni. Poi sarà lui a nominare, gli assessori che – secondo la norma – dovrebbero essere degli esperti dei vari settori: tecnici cioè.
Poi nei fatti accade, però, che le amministrazioni si compongono in base ad accordi tra e nei partiti o liste che hanno appoggiato il candidato, per cui esperti e tecnici nelle giunte diventano merce piuttosto rara.
Chi sarà, dopo giugno, il legittimo “proprietario” di quella fascia tricolore che in diversi hanno già ottimisticamente indossato? E soprattutto: tutti chiedono di essere eletti, ma per fare che? Quale Terni del futuro hanno in mente questi candidati sindaco e le forze politiche che li sostengono?
Per ora i loro programmi (di tutti) annunciano una città più sicura, più ordinata, più ricca, con meno disoccupati, dove sia tutelato l’ambiente. C’è qualcuno tra i cittadini-elettori che sogna di vivere in una città simile al Bronx di una volta? O che preferisce il disordine, la povertà, la disoccupazione, un’aria ammorbata e irrespirabile? Ma “Noi cambieremo tutto”, aggiungono. La speranza è che lo facciano in meglio.
La parata delle liste a sostegno del candidato di (centro)destra, Leonardo Latini alla presentazione di pochi giorni fa sembra suggerire che non ce ne sarà per nessuno. Nemmeno per gli amici-rivali-ochissachealtro del M5s. Latini può contare sull’appoggio della “sua” Lega, di Forza Italia, dei F.lli d’Italia, di una certa “Terni Civica” e di una lista che si chiama Popolo per la famiglia. Come a dire che sarà forse bene che quanto prima il candidato dovrà scrivere un bel contratto in cui punto per punto si stabiliscono doveri e diritti di ciascuno degli alleati. Cui probabilmente andrà aggiunta Casa Pound (Latini è l’avvocato dell’organizzazione), che presenta sì Giorgio Bonomi candidato sindaco, ma che punta ad ottenere un due per cento, come alla politiche del 4 marzo, per poi accordarsi in un eventuale ballottaggio. Patti chiari da subito e amicizia lunga. Sempre che tutta la truppa non si trovi al tavolo dell’opposizione.
Perché i 5esse mica mollano ed anzi sotto sotto pensano che il ballottaggio non ci sarà, perché loro vinceranno subito. Anche Thomas De Luca parla come se già sedesse sullo scranno di Palazzo Spada. Oltretutto loro, i 5esse, ritengono che gli tocchi di diritto dopo i cinque anni di opposizione “brillante” e spadaccina, seppur orientata più che altro a ricorsi alla magistratura, e spesso show di scarso livello in aula. Comunque anche De Luca assicura che cambierà tutto. Il problema, nel caso dei 5esse è: continueranno a pescare voti a sinistra dopo le scelte “romane” di chiusura della politica dei due forni, diventati in quattro e quattr’otto un solo forno, parola che – chissà com’è – suscita una puntina di preoccupazione.
E poi c’è la sinistra: anche lì diverse liste, ma “ognun per sé, Dio per tutti”. Con tre o quattro candidati sindaco: dal Partito Comunista, a TerniValley con Leu, a Rifondazione per finire col Pd.
Anche i comportamenti della sinistra ternana evocano qualcuno: quello famoso per il noto dispetto