Sulla questione degli inceneritori è intervenuto il consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marco Cecconi.
“Solo una politica esiziale e vigliacca poteva sospingere e abbandonare i ternani, com’è puntualmente accaduto, alla mercé dei no a prescindere.
Nei libri di testo adottati nelle scuole italiane dell’obbligo, per esempio, i rifiuti sono rubricati come ‘fonte di energia’: perché (è scritto) bruciarli negli inceneritori di ultima generazione – oltre a permettere di superare la vergogna antistorica delle discariche – consente di abbattere, con il passaggio al teleriscaldamento, il 30% dell’inquinamento urbano, attualmente rappresentato dalle caldaie ad uso civile diversamente alimentate. Peccato che di questo e non solo di questo, a Terni, per colpa di una politica esiziale e vigliacca, non se ne potrà parlare mai più – tutti zittiti dal furore giacobino della pancia popolare – mentre i ragazzi (compresi quelli ternani) continuano ovunque a studiarlo, per prepararsi agli esami di terza media.
Adesso il Comune – scrive Cecconi nella sua nota – per bocca del sindaco Di Girolamo (ecco la politica di cui parliamo), prima di accendere o no questo o quel camino, pulper o quello che sia, invoca uno studio epidemiologico aggiornato. Peccato che tutti quelli commissionati e pagati negli ultimi anni siano stati usati finora come carta igienica, contraddetti e ignorati: fatto che intendiamo portare all’attenzione dell’autorità giudiziaria.
Adesso il Comune annuncia un ricorso al TAR contro le autorizzazioni rilasciate dalla Regione: come se finora i due Enti non avessero marciato come un sol uomo, con Perugia sempre troppo orientata a fare di Terni la pattumiera dell’Umbria e Terni sempre troppo disposta a consentirlo.
Il primo inceneritore a Terni – aggiunge Cecconi – fu quello dell’ASM e lo accese nel 1976 il sindaco PCI Dante Sotgiu. In questi quarant’anni, avremmo potuto studiare l’evoluzione della materia, magari seguendone gli aggiornamenti sui libri di scuola. Avremmo potuto ragionare con obiettività di quel 5% di incidenza inquinante rappresentato dagli inceneritori rispetto al 30% complessivo delle emissioni di origine industriale (l’ulteriore terzo della torta, sommato a quello già citato delle caldaie, essendo rappresentato dal traffico). Avremmo potuto avere, almeno, il teleriscaldamento. Avremmo potuto evitare di portare su e giù – come ancora facciamo – i nostri rifiuti per tutta l’Umbria a prezzi salatissimi. E, a proposito di prezzi, avremmo potuto evitare di caricare sul cittadino un costo a tonnellata schizzato dai 46 euro di qualche anno fa ai 167 attuali.
La politica – questa politica – conclude il consigliere di Fratelli d’Italia – ci ha impedito di ragionare e scegliere con giudizio. E ha preferito continuare ad avvelenarci confidando sull’ignoranza, la rassegnazione e il silenzio. Adesso, schiacciata dalle pance giacobine, non le resta che la farsa.”